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Come eliminare l’ego dalla propria vita: La guida definitiva di Salvatore Olivieri


Quello che stai per leggere è una guida completa per aiutarti a eliminare le influenze dell’ego dalla tua vita.

Non si tratta soltanto di un articolo di crescita personale ma di un vero e proprio viaggio interiore che sto perseguendo da tempo e che ho deciso di condividere con te.

Questa è una tesi lunga.

Ma, se ti prenderai il tempo di leggero, ti prometterò che otterrai molto più valore di quello che trovi in tanti libri motivazionali di auto aiuto.

Al suo interno vedremo:

  • Un’attenta analisi dell’ego: daremo una forma e un volto a questa forza invisibile che influenza la nostra vita.
  • Impareremo a riconoscere pensieri e azioni fondati sulle logiche dell’ego.
  • Condividerò con te 3 strumenti pratici che sto utilizzando per eliminare le sue influenze dalla mia vita.
  • Vedremo i tre stadi della vita in cui l’ego manipola le nostre scelte e alcune grandi insegnamenti che ne ho tratto.
  • Esploreremo 5 lezioni da Naval Ravikant per una vita senza condizionamenti dell’ego
  • Ed infine alcune risorse e strumenti pratici per coltivare semplicitàleggerezza e zittire l’ego

Sei pronto? iniziamo!

Che cos’è l’ego: un’analisi postmoderna

Come ho raccontato più volte in questo blog da ragazzino ero parecchio insicuro.

L’insicurezza alimentava in me un desiderio di rivalsa e di conquista.

Volevo essere “il migliore”, volevo vincere a tutti i costi e dimostrare che ero più fortepiù capace e più bravo degli altri.

Agivo seguendo totalmente le influenze dell’ego.

Ma che cos’è l’ego?

“L’ego è una malsana sicurezza della propria importanza. Arroganza. Ambizione egocentrica. È quel bambino petulante che è in ognuno di noi, quello che sceglie il proprio interesse sopra a tutto e tutti. Il bisogno di essere meglio di, più di, riconosciuto per, al di là di ogni ragionevole utilità. Questo è l’ego. È il senso di superiorità e sicurezza che va al di là della fiducia in se stessi e del talento.

L’ego durante la mia adolescenza mi ha condotto a ricercare statusriconoscimenti sociali e popolarità.

A scuola volevo essere percepito come “quello figo e inarrivabile”.

Dai miei coetanei volevo essere visto come quello durosicuro di sé e imperturbabile.

Dai miei genitori, invece, come quello menefreghistaadulto e senza paure.

Apparentemente, agli occhi di tutti, me la passavo alla grande, ma la verità è che dentro di me viveva un bambino insicuro con delle ferite emotive a cui è sempre mancata una quiete mentale.

Ricercavo tutte queste cose come un anestetico (come vedremo in seguito infatti, il compito dell’ego è proprio quello di non mostrarci le nostre ferite e di proteggerci).

Seguivo le mode, ascoltavo la massa e mi facevo condizionare dalle scelte altrui.

Ho agito per inerzia, facendomi guidare dall’ego per un sacco di tempo.

Finchè poi, a 16 anni, dopo vari tira e molla, Martina (la mia ragazza di allora) mi aveva lasciato definitivamente.

Ero una persona competitiva, stronza, dispettosa, narcisista ed egocentrica.

Potevo darle torto? ASSOLUTAMENTE NO!

Pensa che adesso siamo un sacco amici e quando parliamo del passato mi scuso ancora terribilmente per tutto quello che le ho fatto passare!

Ne approfitto per farlo anche qui: scusa Martina.

Dopo quella rottura ho passato un’intero anno da solochiuso dentro me stessoallontanandomi da tutto e da tutti.

In quei momenti ho iniziato a distinguere l’essenziale dal non essenziale e ricercare una vera cura ai miei problemi interiori.

È stato quello il vero inizio del mio viaggio introspettivo.

Come scrive Naval Ravikant:

“Il problema è che per vincere in un gioco di status, devi abbattere qualcun altro. Ecco perché dovresti evitarli nella tua vita: ti trasformano in una persona arrabbiata e combattiva. Combatti sempre per buttare giù le altre persone e per portare in alto te stesso.”

Grazie a questo, ed altri motivi, ho iniziato a costruire la mia vita ponendo come fondamenta semplicita, leggerezza e quiete.

Nei giochi a somma zero non c’è spazio per queste cose.

Se c’è un vincitore, dev’esserci un perdente.

Per questo preferisco la gentilezza, il silenzio e l’umiltà.

Ho iniziato questo viaggio dentro me stesso per analizzare e comprendere in che modo, nella mia mente, nasceva l’impulso e il desiderio di perseguire statuspotere e conflitto con il prossimo.

Se c’è una cosa che ho capito è che tutti vogliamo essere amati.

Come scrive il poeta svedese Hjalmar Sôderberg:

“Tutti vogliamo essere amati, se questo non accade, essere ammirati, se questo non accade, essere temuti, se questo non accade, essere odiati e disprezzati. Vogliamo risvegliare un’emozione nell’altro, quale che sia. L’anima rabbrividisce davanti al vuoto e cerca il contatto a qualsiasi prezzo.”

L'ego mi ha condotto a ricercare lamore in un modo controverso, malsano, velenoso e ferito.

Per riuscire a divincolarmi e uscire dai suoi meccanismi intricati ho dovuto prima di tutto capire in che modo influenzava la mia vita.

È esattamente quello che desidero condividere con te qui di seguito.

Apparenza e Significato: Come riconoscere le influenze dell’ego

Ho da poco finito di leggere “le 5 ferite e come guarirle”.

Al suo interno Lise Bourbeau (l’autrice) parla dei 5 grandi traumi che turbano il corpo emozionale di ognuno di noi, ovvero:

  1. Rifiuto
  2. Abbandono
  3. Ingiustizia
  4. Umiliazione
  5. Tradimento

Nel libro viene analizzato in che modo, queste ferite, si sono create e quali tipi di comportamenti innescano in ognuno di noi.

Come dice l’autrice non c’è alcuna prova scientifica di ciò che ha prospettato nel suo libro, ciononostante ho trovato numerosi spunti utili per riconoscere le influenze dell’ego nella nostra vita.

Desidero condividerle con te qui di seguito.

Riconoscere, accettare e perdonare

La cosa più importante che ho imparato è che il nostro ego non vuole ammettere che tutte le esperienze sgradevoli che viviamo hanno l’unico scopo di mostrarci che, anche noi, agiamo con gli altri, come loro agiscono con noi.

Questo l’ho notato proprio perchè il più delle volte, gli atteggiamenti che non sopporto negli altricorrispondono alle cose che ripudio e non accetto in me stesso.

È una delle cose più difficili da comprendere e percepire perchè il nostro ego fa tutto il possibile affinché continuiamo a non vedere le nostre ferite.

Per quale motivo?

Beh perchè gli abbiamo dato noi, inconsciamente, l’incarico di fare così.

Abbiamo talmente paura di rivivere il dolore associato ad ognuna delle ferite, da evitare in tutti i modi di confessarci che, se viviamo un senso di rifiuto, questo è perché a nostra volta ci rifiutiamo.

Le persone che ci rifiutano entrano nella nostra vita per mostrarci fino a che punto noi rifiutiamo noi stessi.

Come dice Carl Jung:

“Ogni incontro che fai è un incontro con te stesso; Pochi sembrano accorgersi che gli altri sono loro.”

Prendere consapevolezza di tutto questo mi ha fatto provare molto dolore.

Mi sono sentito tradito da una parte di me perché non è stata in grado di mostrarmi le cose per com’erano davvero.

Mi sono sentito schifato da me stesso per aver incolpato gli altri reagendo con rabbia, quando in realtà era solo colpa mia.

Allo stesso tempo però mi sono sentito sollevato per aver finalmente trovato un modo per intercettare le influenze dell’ego nella mia vita.

Infatti da quel momento ho iniziato a fare 3 cose molto importanti:

1. Scrivere e segnarmi tutto quello che criticorifiuto e NON sopporto negli altri.

L'ego continuera a volermi ingannare facendomi credere che io sia totalmente innocente, estraneo e lontano dagli atteggiamenti che non sopporto negli altri, ma non e cosi.

Tutto ciò che critico negli altri è una parte di me che ho il bisogno e la necessità di guardare in faccia con estremalucidità e chiarezza.

Citando nuovamente Carl Jung:

“Tutto ciò che ci infastidisce negli altri può portare ad una maggiore comprensione di noi stessi.”

2. Amare e accettare lo schifo che è dentro di me

Prendere consapevolezza delle proprie ombre e dei propri lati oscuri è parecchio difficile e causa tanta sofferenza.

L’ego ci impedisce di accorgercene, ma è importante capire che, le ferite profonde di ognuno di noi, hanno anch’esse bisogno di essere riconosciuteamate e accettate.

Citando Lise Bourbeau:

“Amare una ferita, o amare i brufoli che hai in faccia, significa dunque accettare che sei tu a crearli per una data ragione, e soprattutto allo scopo di aiutare te stesso. Invece di voler far scomparire i brufoli, usali per prendere coscienza di un aspetto di te che ti ostini a non vedere.”

Il nostro corpo ha tanto da comunicarci su noi stessi.

Compassione, pazienza e tolleranza saranno dei grandi alleati in questo viaggio.

3. Perdonare e lasciare andare

Come spiega Lise all’interno del libro, molti dei traumi e delle ferite che possediamo sono connessi al rapporto con i nostri genitori.

Mi è capitato più volte di incolpare mamma e papà per non essere come li volevo io, per avermi insegnato cose che con il tempo, mettendole in discussione, ho dovuto eliminare dalle influenze della mia vita.

L’ego ci impedisce di rendercene conto perchè occulta le nostre ferite, ma in realtà, il più delle volte, non perdoniamo mai realmente i nostri genitori.

Ciò che inconsciamente non perdoniamo loro è di avere la nostra stessa ferita.

Ai nostri occhi è un modello ferito, il che ci obbliga a guardarci.

Preferiremmo, di solito inconsciamente, un altro modello.

Questo spiega perché ad ogni costo non vogliamo assomigliargli: non amiamo l’immagine che i nostri genitori ci rimandano.

Le ferite non potranno guarire se non in presenza di un vero perdono nei confronti di noi stessi e dei nostri genitori.

Come scrive Lise:

“L’essere umano crede nella punizione quale mezzo per espiare le proprie colpe, sebbene la legge spirituale dell’amore dica precisamente il contrario. Più ci crediamo colpevoli, più ci puniamo e ci attiriamo lo stesso tipo di situazione. Questo significa che più ci accusiamo, più riviviamo gli stessi problemi. Sentirsi a tal punto colpevole rende il perdono di sé difficile, sebbene questa sia una tappa importante per la guarigione”

Questo, a parer mio, sarà il passo più difficile per guarire le ferite che l’ego continua ad occultare, ma è una cosa alla quale dedicherò tanto tempo e dedizione.

A questo proposito ho anche iniziato ad andare da uno psicologo per avere un fedele alleato nel mio viaggio introspettivo.

(All’interno della mia newsletter ho condiviso tutto quello che imparo, tutti i miei processi di auto-analisi che seguo e tutti i retroscena del mio percorso.)

Abbiamo analizzato l’ego da un punto di vista interiore ed emotivo, per capire come riconoscere le sue influenze.

Adesso soffermiamoci sulle tre aree di maggior influenza in cui l’ego prende il sopravvento e diventa un vero e proprio avversario.

Le tre aree d’influenza dell’ego

Ryan Holiday è uno dei miei autori preferiti.

Mesi fa ho letto il suo libro “Ego il nemico” e me ne sono follemente innamorato.

Come spiega all’interno del libro ci sono tre stadi nella vita di ciascuno di noi.

O abbiamo un’ambizione, aspiriamo a qualcosa nel tentativo di lasciare un’impronta nell’universo.

O abbiamo ottenuto il successo, poco o tanto che sia.

Oppure abbiamo fallito, di recente o continuamente.

La maggior parte di noi affronta questi stadi in modo fluido: aspiriamo a qualcosa finché non abbiamo successo, abbiamo successo finché non falliamo o finché non aspiriamo a qualcos’altro, e dopo che abbiamo fallitopossiamo ricominciare a nutrire aspirazioni o ad avere successo.

Come scrive Ryan, durante tutto questo percorso, l’ego è nostro nemico e l’obiettivo della sua opera è proprio quello di permetterci di sopprimerlo – prima che le cattive abitudini si consolidino – aiutandoci quindi a:

  1. Rimpiazzare la tentazione dell’ego con l’umiltà e la disciplina quando siamo baciati dal successo
  2. Coltivare forza e coraggio in modo che quando il destino sarà avverso, non saremo devastati dal fallimento.

In breve, quindi può aiutarci ad essere:

  • Umili nelle ambizioni.
  • Dignitosi nel successo.
  • Resilienti nel fallimento.

Ho imparato davvero tanto da Ryan Holiday e in particolare daquesto libro.

Qui di seguito mi piacerebbe condividere con te 9 lezioni che appreso e in che modo le sto adoperando per eliminare le influenze dell’ego nella mia vita.

Ambizione

1. Talk less Do more

Il nostro ego vorrebbe che le idee e l’aspirazione a realizzarle fossero sufficienti; che le ore spese a pianificare e a frequentare conferenze o a chiacchierare per impressionare gli amici contassero quanto quello che è necessario per avere successo.

CAZZO NON È COSÌ.

(scusa ma impreco perchè ci tengo a dirlo soprattutto a me stesso)

Mentre scrivo sono qui che mi dimeno sulla sedia e mi mangio le mani per aver sprecato ore e ore delle mie giornate a blaterare su quello che avevo in mente di fare, invece di farlo!

È un grande sintomo di insicurezza che ci porta a ricercare gratificazione e approvazione da parte degli altri.

In questo preciso momento nessuno dei miei amici o collaboratori conosce l’action plan che sto adoperando per liberarmi dalle catene di un lavoro che non mi entusiasma fino in fondo.

Ho accennato qualcosa nella newsletter ma rimane ancora tutto top secret.

Citando Sam Ovens (uno dei miei imprenditori preferiti)

“those who talk don’t do, those who do don’t talk”

È dannatamente vero.

2. “Sono meglio di così: merito di più”

Ho fatto il cameriere nei weekend per due anni e mezzo per pagarmi gli studi e compensare un lavoro sedentario e isolato al computer come consulente di marketing, con un lavoro più dinamico e socievole.

Lavorare come cameriere è stata una vera e propria scuola di vita.

Non sto scherzando.

Ho imparato tantissimo a livello umano e professionale.

La cosa più importante che questa esperienza mi ha insegnato riguarda la sottomissione quando venivo trattato male e tutti mi urlavano contro.

Potresti storcere il naso e vedere questa cosa come alquanto incomprensibile, ma ti prego, permettimi di spiegarti.

Vedi se c’è una cosa he ho imparato è che coloro che hanno soggiogato il proprio ego comprendono che, quando gli altri ci maltrattano, non è umiliante per noi, è umiliante per loro.

Sul nostro cammino incontreremo sgarbirifiutiinsulti. Ci urleranno, dovremo lavorare dietro le quinte per salvare qualcosa che avrebbe dovuto essere facile. Ci arrabbieremodesidereremo contrattaccare, vorremmo dire «Sono meglio di così. Merito di più».

Certo vorremmo tutti sbatterlo in faccia alla gente. Peggio, vorremmo fronteggiare quelli che non meritano il rispetto, il riconoscimento e le ricompense che stanno ricevendo, coloro che spesso ricevono le gratifiche al posto nostro.

Ma tutto questo non serve a nulla, è molto meglio lasciare andare, sfogare quella rabbia in modo virtuoso e soprattuto sgonfiare l’ego che vuole a tutti i costi ingigantire le nostre qualità.

Per facilitare questo processo mi ripeto spesso che io non sono niente, cerco di ricordarmi dell’animo umano ferito di chi mi maltratta e provo a reagire con compassione e perdono.

Probabilmente questa descrizione mi sta facendo apparire anche troppo perfetto ai tuoi occhi, perciò lascia che ti confessi che, alle volte, un bel vaffanculo ci sta dibbrutto! (ma con moderazione ok?)

3. Tutto e subito senza sentirci “schiavizzati”

“Non ci piace pensare che qualcuno sia meglio di noi. o che abbiamo ancora tanto da imparare. Vogliamo aver finito. Vogliamo essere pronti. Siamo già troppo impegnati e sovraccarichi, per questo motivo, rivalutare le nostre abilità in una scala discendente è una delle cose più difficili da fare, ma è quasi sempre una componente fondamentale della padronanza di una abilità. Fingere di possedere la conoscenza è uno dei vizi peggiori, poiché ci impedisce di migliorare. Un’autovalutazione basata sullo studio è il suo antidoto. L’ego ci indurisce e ci rende a tal punto ostili nei confronti del feedback, che li caccia via o li mette fuori dalla nostra portata.”

Ho fatto esperienza di questa cosa sempre in ambito lavorativo dove ho odiato fare la cosiddetta “gavetta”.

Volevo subito arrivare alla vetta, sentendomi impaziente e desideroso di dimostrare quanto valevo.

Con il tempo però ho imparato che ogni qual volta ci troviamo agli inizi di un’esperienza possiamo essere certi di tre verità fondamentali:

Primo: non siamo bravi o importanti quanto pensiamo;

Secondo: il nostro atteggiamento ha bisogno di essere corretto;

Terzo: la maggior parte di quello che pensiamo di sapere o di quello che abbiamo imparato nei libri o a scuola è superato o sbagliato.

“La grandezza viene da umili inizi; viene dal lavoro tedioso. Significa che saremo la persona meno importante nella stanza, finché non cambiamo la situazione grazie ai nostri risultati.”

L’orgoglio porta all’arroganza e allontana dall’umiltà e dal contatto con gli altri.

L’orgoglio ostacola lo strumento di cui abbiamo bisogno per avere successo: la nostra mente.

La nostra capacità di apprendimento, di adattarci, di essere flessibili, di costruire relazioni, tutto questo è smussato dall’orgoglio.

La cosa più pericolosa è che questo solitamente accade all’inizio di un percorso, quando siamo presi dall’arroganza del principiante.

Gli alleati in questa lotta sono l’umiltà e la moderazione.

La vanità genera una specie di ossessione miope e narcisista che distorce la prospettiva, la realtà, la verità e il mondo intorno a noi.

Le domande che è importante porsi, dunque, quando ci sentiamo orgogliosi, sono queste:

«Cosa non riesco a vedere in questo momento che una persona più umile vedrebbe? Cosa sto evitando, o fuggendo, con la mia spacconeria e la mia frenesia?».

Citando Ryan Holiday:

“L’umiltà genera l’apprendimento poiché respinge l’arroganza che invece acceca. Fa sì che tu sia aperto a ricevere la verità che si svela. Non avrai intralci… Lo sai da cosa si capisce che una persona è davvero umile? Da una prova molto semplice: gli umili, poiché osservano e ascoltano costantemente, migliorano. Non presumono di conoscere la strada.”

Successo

Dopo che ci siamo attribuiti il credito che ci spetta, l’ego vuole che pensiamo «sono speciale. sono meglio. io non devo seguire le regole».

“Che abbiate costruito il vostro impero dal nulla o che l’abbiate ereditato, che la vostra fortuna sia economica o un talento che avete coltivato, l’entropia sta cercando di distruggervi anche mentre leggete queste righe. Siete in grado di gestire il successo? O sarà la cosa peggiore che vi sia mai capitata?”

4. Desideri insaziabili

È così che sembrano andare le cose: non siamo mai contenti di quello che abbiamo; vogliamo anche quello che hanno gli altri. vogliamo di più di chiunque altro. all’inizio sappiamo cosa è importante per noi, ma quando lo abbiamo ottenuto, perdiamo di vista le priorità. l’ego ci trascina, e ci può rovinare.

L’ego conduce all’invidia e fa marcire fino al midollo le persone, grandi o piccole che siano.

L’ego impedisce la grandezza creando illusioni.

Come scrive Ryan Holiday:

“Non si tratta di sconfiggere l’altro, né di avere di più degli altri. Si tratta di essere quello che siete e di fare del vostro meglio senza soccombere a tutto ciò che cerca di distrarvi. Si tratta di percorrere la strada che vi siete prefissati, di conseguire tutto ciò che siete in grado di conseguire nell’ambito che avete scelto. Tutto qui, niente di più e niente di meno.”

Quando combiniamo insicurezza e ambizione, diventa impossibile dire di no.

Capita a tutti, in mezzo a un progetto o a un impegno, di non riuscire a comprendere perché ci si trovi lì.

Servono coraggio e fiducia per fermarsi.

A me ha aiutato molto scoprire perché e cosa stavo perseguendo, ignorando tutto ciò che interferiva con la mia pace.

Ho imparato a lasciare che gli altri desiderino ciò che ho io, e non viceversa.

È questa l’autonomia che metta a tacere i desideri insaziabili e ci avvicina a ciò che realmente conta.

5. Privilegio, controllo e paranoia

“Non importa se siete un miliardario, un milionario o solo un ragazzo che ha trovato presto lavoro. Il senso di sicurezza che vi ha fatto arrivare fin qui può diventare un ostacolo se non fate attenzione. Il sogno di una vita migliore e l’ambizione che ha alimentato il vostro sforzo, sono inizialmente delle spinte sincere che, se lasciate senza freni, generano la sensazione di essere dei privilegiati. Lo stesso vale per l’istinto di assumere il comando, vale a dire che siete assuefatti al controllo.”

L’ego è il peggior nemico di se stesso e ferisce anche coloro che amiamo.

A causa dell’ego soffrono anche le nostre famiglie e i nostri amici, come pure i nostri clienti, i nostri fan e i nostri acquirenti.

Un critico di Napoleone centrò in pieno quando osservò: «Disprezza la Nazione dalla quale cerca l’approvazione”

Questi passi tratti dal libro di Ryan Holiday mi fanno riflettere parecchio.

Li porto spesso con me.

Un giorno mi piacerebbe avere un’azienda mia e coltivare un tipo di leadership salutare basata sul rispetto e l’ascolto reciproco e non sul privilegio, sul controllo e sulla paranoia.

6. Narcisismo

“Quando una squadra comincia a vincere e a ricevere le attenzioni dei media, le semplici connessioni tra gli individui cominciano a sgretolarsi. I giocatori misurano la propria importanza, si affannano. Emergono le frustrazioni. Appare l’ego. In questa scalata innocente sopraggiunge il «morbo dell’Io” che può colpire qualunque squadra vincente in qualunque anno e in qualunque momento», e lo fa con una regolarità allarmante.”

Succede spesso.

Quando cominciamo a pensare che siamo i migliori, che siamo speciali, che i nostri problemi e le nostre esperienze sono così incredibilmente diverse da quelle di chiunque altro, che nessuno potrebbe mai comprenderci, allora il morbo sta colpendo.

Come ho imparato da alcuni dei più grandi imprenditori che seguo, il tempo passato con i reporter, con le premiazioni e con il marketing, è tempo che non trascorreremo con ciò di cui ci preoccupiamo davvero.

“Chi ha tempo di guardare il proprio ritratto? A che pro?”

Raramente ricerchiamo senso di appartenenza verso qualcosa di più grande, il rendersi conto che «le cose umane sono un punto infinitesimale nell’immensità».

È in questi momenti che non solo siamo liberi, ma siamo attratti da domande importanti: «chi sono io?», «cosa sto facendo?», «qual è il mio ruolo nel mondo?».

Niente ci distoglie da queste domande come il successo materiale, quando siamo sempre indaffarati, stressati, sfruttati, distratti, in relazione a, e separati da; quando siamo benestanti e ci viene detto che siamo importanti e potenti.

L’ego ci indica che “significare” dipende dall’attività e che l’essere al centro dell’attenzione è l’unico modo di contare.

La creatività è una questione di apertura mentale e consapevolezza.. non può esserci se siamo convinti che il mondo giri intorno a noi.

Rimuovendo l’ego, anche momentaneamente, possiamo davvero rimettere in prospettiva la nostra vita.

Col crescere del nostro potere e delle nostre capacità, ci piace pensare che siamo speciali, che viviamo in tempi benedetti e senza precedenti, ma non è così: siamo esattamente come gli altri, stessi bisogni, stesse paure, stessa fragilità.

È difficile essere totalmente presi da se stessi e convinti della nostra grandezza nella solitudine e nella quiete di una vasca di deprivazione sensoriale.

È difficile essere altro che umili quando si cammina da soli sulla spiaggia a notte fonda con un oceano nero e senza fine che si infrange con fracasso sulla sabbia ai vostri piedi.

Citando nuovamente Ryan Holiday (secondo me ormai ti ho convinto a comprare il suo libro)

“Sentitevi indifesi di fronte agli elementi, alle forze o a ciò che vi circonda. Ricordatevi di quanto sia inutile accanirsi e combattere e cercare di imbrogliare chi vi sta intorno. Andate e mettetevi in contatto con l’infinito. Ponete fine alla vostra separazione consapevole dal mondo. Fate pace con la realtà della vita. Rendetevi conto di quanto è accaduto prima di voi e di come ne rimangano solo dei sottili strascichi. Lasciate che questa sensazione di coesione con il mondo vi trasporti più a lungo possibile. Poi, quando cominciate a sentirvi migliori o più grandi, andate e riprovatela.”

7. Sobrietà e logica della performance

Nell’ultimo periodo ho osservato molto questa cosa in me.

Sono vittima dell’ansia della performance di cui parlano Andrea colamedici e Maura gancitano di Tlon nel loro libro.

Si tratta dell’ansia di fare, di crescere e ottenere di più.

Sento il peso dell’infelicità: per essere felice devo produrrefare e ottenere di più altrimenti mi sento un fallitoinutile e in colpa con me stesso.

Come ho avuto la possibilità di riscontrare nel libro di Ryan, si tratta di un’influenza dell’ego legata all’impazienza.

Vogliamo arrivare in cima il più velocemente possibile, non abbiamo la pazienza di aspettare.

Siamo inebriati dall’idea di salire di rango.

Quando ce l’abbiamo fatta, tendiamo a pensare che l’ego e l’energia siano l’unico modo per rimanerci, ma non è così.

Non è tanto che il potere corrompa; sarebbe troppo semplice. Il potere frammenta, preclude opzioni, ipnotizza».

È questo che fa l’ego. Annebbia la mente esattamente quando questa ha bisogno di essere lucida. La sobrietà è un contrappeso, una cura ai postumi della sbornia, o meglio un metodo di prevenzione.

“Basta con l’ossessione sulla vostra immagine; basta con il trattare le persone sotto di voi o sopra di voi con disprezzo; con il bisogno di ornamenti di prima categoria e un trattamento da star; con la rabbia, la lotta, il pavoneggiarsi, la performance, il farla da padrone, la condiscendenza e l’osservazione ammirata della propria grandezza e dell’importanza auto-attribuita. La sobrietà è il contrappeso che deve equilibrare il nostro successo. Specialmente se le cose continuano a migliorare.”

Dietro a ogni obiettivo c’è la spinta a essere felici e realizzati, ma quando prende il sopravvento l’egotismo, perdiamo di vista il nostro obiettivo e finiamo dove non avevamo intenzione di trovarci.

Mi è successo così tante volte.

Fallimento

8. Paura di dare per paura di non ricevere

Per un periodo ho lavorato in una multinazionale come impiegato e ho sempre avuto il terrore di dare il massimo per paura di non ricevere indietro abbastanza.

Lungo il percorso verso i nostri obiettivi ci troviamo tutti ad affrontare questa stessa sfida.

Siamo disposti a lavorare sodo per qualcosa che ci possono portare via? ad investire tempo ed energia anche se il risultato non è garantito?

Con la giusta motivazione saremo disposti a procedere. Guidati dall’ego no.

“Avendo un controllo minimo sui premi che riceviamo per il nostro lavoro e i nostri sforzi, tipo conferme e riconoscimenti altrui o gratificazioni, cosa facciamo? Non ci comportiamo bene, non lavoriamo sodo, non produciamo, perché esiste l’eventualità che niente ci verrà riconosciuto? Non è proprio il caso di agire così.Provate a pensare a tutti gli attivisti che scopriranno di poter portare avanti la propria causa solo fino a un certo punto. I leader che vengono assassinati prima di aver finito il lavoro. Gli inventori le cui idee languiscono poiché “in anticipo sui tempi”.Secondo il metro sociale, queste persone non sono state premiate per il loro lavoro. Non avrebbero dovuto farlo? Effettivamente, presi dall’ego, tutti consideriamo questa opzione. Se questo sarà il vostro atteggiamento, come pensate di poter sopportare i momenti difficili? E se invece foste soltanto in anticipo sui tempi? Se il mercato favorisse un trend fasullo? Se fossero il vostro capo o i vostri clienti a non capire?È molto meglio considerare sufficiente il lavorare bene. In altre parole, meno siamo attaccati ai risultati, meglio è. Quando il rispetto dei nostri standard è ciò che ci riempie di orgoglio e di rispetto di noi stessi, quando lo sforzo, e non i risultati, buoni o cattivi che siano, è sufficiente. Con l’ego questo non è mai sufficiente. Con l’ego abbiamo bisogno di essere riconosciuti, di ricevere delle ricompense. E il problema vero è che spesso questo accade. Noi veniamo elogiati, veniamo ricompensati, e allora cominciamo a pensare che le due cose vadano di pari passo. Ma, inevitabilmente insorgono i “postumi da aspettative”.

C’è una bellissima frase che ripeto a me stesso molto spesso per aiutarmi a ricordare tutto questo, ed è la seguente:

Crescere, ottenere di più, superare i propri limiti non è necessario al conseguimento della felicità, ma è ciò che rende la vita dannatamente interessante.

A me aiuta molto.

9. Cura per il rancore e l’odio

“Non possiamo essere umili se non sopportando le umiliazioni”

Riflettiamo un attimo sulle inutili morti e sullo spreco inflitto nei secoli da uomini e donne arrabbiati a discapito del prossimo, della società e di loro stessi.

Per cosa? I motivi si riescono a malapena a ricordare.

Sai qual è la risposta migliore a un attacco, a un insulto o a qualcosa che non ci piace?

L’amore.

Hai capito bene: l’amore!

Amore per il vicino che non vuole abbassare il volume, per il genitore che ci ha deluso, per l’impiegato amministrativo che ha perso i nostri documenti, per il gruppo che ci ha esclusi, per il critico che ci ha attaccato, per l’ex-socio che ha rubato la nostra idea imprenditoriale, per quella maledetta donna o quel bastardo che ci hanno traditi.

Questa ossessione per il passato, per qualcosa che qualcuno ha fatto o per come le cose sarebbero dovute essere, per quanto dolorosa, è la personificazione dell’ego.

Tutti gli altri sono andati avanti, ma noi non ci riusciamo, perché non consideriamo altro che il nostro punto di vista.

Non possiamo immaginare di accettare che qualcuno abbia potuto farci del male, intenzionalmente o meno, e quindi proviamo odio.

È facile odiare nel fallimento o nelle avversità.

L’odio rimanda la colpa, affida la responsabilità ad altri.

È anche distrazione, perché quando siamo impegnati a vendicarci o a esplorare i torti che supponiamo di aver subito, non ci occupiamo di altro.

Questo ci avvicina forse al nostro obiettivo? ovviamente no.

Ci mantiene dove siamo o, peggio, arresta del tutto la nostra evoluzione.

“L’ego ama questa idea, l’idea che qualcosa sia “giusto” o no. Gli psicologi la chiamano “ferita narcisistica”, si ha quando prendiamo sul personale eventi totalmente neutrali e oggettivi. Lo facciamo quando la nostra percezione di noi stessi è fragile e dipendente dal fatto che la vita vada sempre per il nostro verso.”

Questo è tutto quello che ho imparato da questo libro: si tratta di veri e propri insegnamenti per la vita.

Prima di lasciarci vorrei condividerne con te altri 5 da un altro pensatore che ho particolarmente a cuore .

Il suo nome è Naval Ravikant.

5 lezioni da Naval Ravikant per una vita senza influenze dell’ego

Nell’ultimo periodo ho avuto il piacere di leggere e imparare molto da Naval Ravikant: uno degli investitori più influenti sul pianeta.

Naval e un pensatore straordinario e in questo libro sono racchiusi diversi principi, che racchiudono la sua saggezza su tematiche come quiete mentale, invidia, aspettativa, giudizio e felicita

Vorrei condividere con te le 5 cose più importanti che ho imparato da lui per perseguire una vita senza le influenze dell’ego.

Chiarezza e Verità: abbandona l’ego per vedere la realtà nel modo più oggettivo possibile

“Vivere chiaramente e nel presente richiede coraggio. Non vivete nella foschia dell’astratto, vivete sul tangibile e sul reale, anche se – o soprattutto se – è disagevole. Siate parte di quello che succede intorno a voi. Banchettateci, adattatevi. Non c’è nessuno per cui esibirsi. C’è solo del lavoro da fare e delle lezioni da imparare in tutto quello che ci circonda.”

Come dicevamo anche prima l’ego conduce all’invidia e fa marcire fino al midollo le persone, grandi o piccole che siano.

L’ego impedisce la grandezza creando illusioni.

Ci manipola e ci fa credere di essere già in possesso della verità ultima.

È piacevole, molto meglio di quei dubbi, delle paure e della normalità, e perciò rimaniamo incastrati nelle nostre teste invece di partecipare al mondo che ci circonda.

Come dice Naval Ravikant:

“La cosa difficile è vedere la verità. Per vedere la verità, devi togliere di mezzo il tuo ego perché il tuo ego non vuole affrontare la verità. Più piccolo puoi rendere il tuo ego, meno la tua reazione sarà condizionata da esso, meno desideri puoi avere riguardo al risultato che vuoi, più facile sarà vedere la realtà.

Una persona soggiogata dall’ego vacilla terribilmente tra suprema sicurezza di sé e paura.

Parla sopra i suoi sottoposti e rifiuta le informazioni e i feedback che sfidano quello in cui vuole credere.

Vive in una bolla all’interno della quale nessuno può dire di no, neppure la sua stessa coscienza.

L’ego è il nemico, poiché ci dà un feedback disonesto, sconnesso dalla realtà.

Ego, felicità e piacere

“Il nostro ego è costruito durante gli anni di formazione: i nostri primi due decenni di vita. Viene costruito dal nostro ambiente, dai nostri genitori, dalla società. Quindi, passiamo il resto della nostra vita cercando di rendere felice il nostro ego. Interpretiamo qualcosa di nuovo attraverso il nostro ego e ci chiediamo: “Come posso cambiare il mondo esterno per renderlo più come vorrei che fosse?”

È importante, se non fondamentale, analizzare l’ego e comprendere che ci porterà a perseguire un’ideale di felicità illusoriamalsana e costruita su credenze errate.

Mi sono soffermato su questa cosa anche nell’articolo sulla meditazione, parlando dell’intuizione e della consapevolezza che ho avuto sulla ricerca del desiderio.

Il mondo là fuori ci bombarda con input di ogni tipo e accende in noi desideri e “bisogni costruiti“ che non soddisfano una reale necessità.

Quanto di tutto questo serve veramente?

Meditare mi ha permesso di rispondere a questa domanda e ritornare al valore della moderazione, dellequanimita e dell'essenziale per perseguire una reale liberta mentale e zittire lego.

Rimettere in prospettiva l’ego

“Ogni volta che vengo coinvolto nelle battaglie del mio ego, penso solo a intere civiltà che sono andate e venute. Ad esempio, prendi i Sumeri. Sono sicuro che erano persone importanti e hanno fatto grandi cose, ma vai avanti e nominami un singolo Sumero. Dimmi qualcosa di interessante o importante che i Sumeri hanno fatto che è durato. Niente.“

Questo aspetto è strettamente connesso al desiderio e alla volontà di non prendersi troppo sul serio.

“Tutti moriremo e tutti siamo già morti. La nostra esistenza dura appena pochi secondi”.

Se invece di osservare il tempo in cui viviamo con le nostre percezioni iniziassimo a vederlo con gli occhi dell’universo ci renderemmo conto che i nostri 100 anni di vita non sono niente.

Siamo meno di un granello di sabbia in uno spazio-tempo infinitesimale.

Siamo una goccia d’acqua in un’onda che si apre e si chiude in pochi secondi nell’oceano.

Niente ha importanza per davvero, siamo solo e soltanto noi a dare importanza alle cose.

Quello della prospettiva è un potere enorme.

“Molte persone vedono il mondo da una sola prospettiva e vivono l’unica vita che possono vivere.”

Rifletto molto spesso su queste parole e talvolta riesco davvero ad alleggerire ogni vicissitudine.

Meditazione e distacco: L’antitesi dell’ego

“Una grande abitudine su cui sto lavorando è cercare di spegnere la mia “mente scimmia”. Quando siamo bambini, siamo dei fogli vuoti. Viviamo molto nel momento. In sostanza, reagiamo solo al nostro ambiente attraverso i nostri istinti. Viviamo in quello che chiamerei il “mondo reale”. La pubertà è l’inizio del desiderio: la prima volta che vuoi davvero qualcosa e inizi a pianificare a lungo termine. Inizi a pensare molto, costruendo un’identità e un ego per ottenere ciò che vuoi.”

Questo aspetto fa affidamento al desiderio di distacco, di oggettività, di chiarezza e lucidità

Abbiamo tutti un lato più debole che in fondo vuole ottenere più sostegno pubblico e attenzione possibile con uno sforzo minimo.

Questo lato si chiama ego ed è la principale causa di conflitto e rivalità nei confronti del prossimo e di noi stessi.

Meditare mi ha aiutato ad analizzare con più chiarezza le sue logiche deleterie che hanno imprigionato la mia energia creatrice e liberarmene a poco a poco.

Ferite emotive e manipolazioni dell’ego

“Il bisogno di avere ragione proviene dal desiderio di proteggere l’immagine che proiettiamo all’esterno”

Come dicevo all’inizio dell’articolo da ragazzino l’insicurezza alimentava un desiderio di rivalsa e di conquista.

Ricercavo approvazione da parte degli altri perchè io non approvavo me stesso.

Per zittire realmente l’ego penso sia importante comprendere che ogni volta che diamo a qualcuno il potere di rinforzarci con un elogio, senza saperlo gli stiamo dando anche il potere di distruggerci con una critica.

Per questo motivo penso sia fondamentale accettare gli elogi e le critiche semplicemente come i modelli di realtà di un’altra persona.

Non hanno nulla a che vedere con ciò che siamo realmente.

Infine ricorda anche che l’ego ha bisogno di onori per essere confermato.

La sicurezza di sé, invece, può attendere e concentrarsi sul lavoro che ha per mano incurante dei riconoscimenti esterni.

Risorse e strumenti pratici per coltivare semplicità e leggerezza e zittire l’ego

Nell’ultima parte di questa SUPER GUIDA mi piacerebbe condividere con te alcuni strumenti pratici e risorse utili per accompagnarti ulteriormente nel tuo viaggio personale.

Partiamo dai libri!

Libri

Oltre ai diversi libri di cui ho già parlato precedentemente, vorrei consigliare questo:

1. La teoria dei sentimenti morali di Adam Smith

Dario Vignali è un imprenditore ed essere umano straordinario.

Per me è un Dalai lama imprenditore!

È la persona per eccellenza che riesce a conciliare un equilibrio personale e professionale e mantenere leggerezzaintegrità morale ed etica.

Una volta gli ho chiesto come è stato in grado di gestire il successo per evitare che accresca il suo ego fino a logorare la sua essenza.

Mi ha risposto parlandomi del valore della semplicità cui è stato educato dalla sua famiglia e consigliandomi questo libro.

Oggi desidero consigliarlo anche io a te.

2. La padronanza dell’amore di Miguel Ruiz

Questo mi piace definirlo un libro di sociologia spirituale.

Si tratta di un libro che mi ha letteralmente cambiato la vita.

È un libricino davvero semplice ma di una saggezza incredibile.

Aolo suo interno ho trovato davvero tanti spunti sulle ferite emotive, sulla guarigione, sul perdono e sul rapporto con i miei genitori.

Davvero super consigliato!

3. La via del guerriero di pace

Un libro meraviglioso che leggo quando sento il desiderio di ricalibrarmi interiormente.

Ispirato ad un storia vera, penso davvero possa aiutarti a rimettere in prospettiva la tua vita ed esplorare con più chiarezza diversi aspetti dell’ego di cui abbiamo parlato prima.

(Mentre scrivo mi sta tornando la voglia di leggerlo)

Strumenti e pratiche utili

Praticare meditazione

Per me la meditazione è il digiuno della mente, è ascolto e connessione con me stesso.

È una grande strumento introspettivo che mi aiuta a conoscermi e comprendere le logiche del giudizio, del desiderio e delle etichette della mente.

È una pratica che mi svuota e che mi riempie allo stesso tempo.

È l’arte di fare nulla e ottenere allo stesso tempo tutto quello che mi serve.

È un modo per uscire dal mio personaggio sociale e ricordarmi che sono niente.

È gratitudinedistacco e presenza nel qui ed ora.

Per me la meditazione è lo strumento per eccellenza per imparare ad eliminare le influenze dell’ego dalla propria vita.

Se desideri saperne di più su questa pratica ti rimando ad un’articolo dedicato che ho realizzato e che puoi trovare QUI

Tenere un diario

Tengo un diario da oltre sei mesi.

L’obiettivo è quello di fare un colloquio con me stessi ogni giorno e cercare di rispondere a queste domande.

  1. Come ti senti?
  2. Cosa ti passa per la testa?
  3. Sei grato per qualcosa in particolare che vuoi condividere?
  4. Vuoi sfogarti per qualcosa?
  5. Hai pensieri sul futuro, sul passato o in generale su qualcosa che ti è accaduto oggi?
  6. Analizza la tua natura comportamentale, scrivi cose sui tuoi modi di agire e di essere, impara a conoscerti, metti su carta, esplora, viviti senza giudizio alcuno.

Il tutto ovviamente con totale leggerezza, senza alcun tipo di scaletta e semplicemente lasciando fluire.

Per mostrarti la vera importanza di questa pratica ci tengo a riportarti qui di seguito una pagina del mio personale diario.

Capirai davvero cosa intendo quando dico che si tratta di un momento di intimità e profonda connessione con me stesso.

Il diario di Salvatore Olivieri

Anche qui, se desideri approfondire ti rimando ad un’articolo dedicato che ho realizzato e che puoi trovare QUI

Queste sono tutte le cose che ho imparato nel mio viaggio personale e che sto utilizzando per debellare egostatuscompetizionemanie di protagonismonarcisismo e conflitto nei confronti del prossimo.

Spero che questa guida di sia stata utile e ti abbia permesso di navigare con più consapevolezza la tua interiorità.

Se devo essere sincero l'ho scritta anche per creare chiarezza, riordinare tutte le cose che ho imparato e per avere finalmente una guida definitiva da rileggere tutte le volte che ne avro bisogno.

Spero possa utilizzarla anche tu in questo modo affinché ti aiuti a creare cambiamento nella tua vita.

Salvatore.

P.S: ho impiegato decine di ore per scrivere questa intera guida, se (e solo se) ti è stata utile ti andrebbe di condividerla?

Mi aiuteresti davvero a donare messaggi e strumenti virtuosi per la società in cui viviamo.

La cosa mi renderebbe entusiasta

CREDITS: La foto di copertina di questo articolo è Echo and Narcissus