Divincolarsi dai pregiudizi emotivi e lasciarsi andare
Questa newsletter è il diario di viaggio che ho creato per condividere periodicamente contenuti, risorse e retroscena del mio percorso introspettivo e aiutarti a conoscere te stesso ed avere più chiarezza!
Ecco cosa stiamo per vedere insieme:
- Come scrivere un diario introspettivo per ascoltarsi, capirsi e conoscersi con chiarezza, amore e accettazione.
- L’arte di lasciarsi andare: Strumenti pratici per maniaci del controllo!
- 4 pregiudizi sulle emozioni da eliminare per vivere più sereni.
- La mia personale strategia di adattamento al cambiamento, all’ignoto e all’incertezza.
- Lezioni, riflessioni e insegnamenti sulle relazioni di coppia.
Iniziamo!
Come scrivere un diario introspettivo per ascoltarsi, capirsi e conoscersi con chiarezza, amore e accettazione
Se penso al mio percorso di crescita personale, posso dire con certezza che esistono due strumenti per guarire interiormente:
- La meditazione, ovvero l’arte di accorgersi e donare ascolto, amore e attenzione al proprio mondo interiore.
- La scrittura introspettiva per sviscerare e lasciar fluire tutto quello che sentiamo e viviamo.
Oggi ho preparato un articolo proprio sul secondo punto!
Utilizzo un diario da circa due anni per ascoltarmi, capirmi e conoscermi con chiarezza, amore e accettazione e, nella guida di oggi, sto per condividere con te tutto quello che ho imparato attraverso questa pratica.
Non solo!
Ti racconterò la mia intera esperienza e consegnerò nelle tue mani tutto quello che ti serve sapere per aiutarti creare il tuo diario introspettivo!
Se desideri degli strumenti per ritagliarti periodicamente del tempo con te stesso leggi l’articolo che ho preparato per te!
Diario di viaggio introspettivo - "L’arte di lasciarsi andare”
Mi siedo in quella stanza con più pesantezza del solito.
Le mie zavorre sono inconsce, ma basta poco, inizio a proferire parola e tutto esce a galla.
Ecco i miei demoni di fronte a me:
- *La paura di perdere il controllo*
- *Il rifiuto nei confronti delle mie fragilità e debolezze*
- Gli escamotage che mi portano ad evitare di guardare in faccia la realtà.
- Il senso di incomprensione che mi fa partire prevenuto pensando che gli altri non mi capiranno
Ho messo tutto su carta, ora so cosa combatto.
Combatto è la parola giusta? Non credo.
Ricordo a me stesso che sono parti di me e hanno bisogno di amore.
È tutto così pesante, l’entusiasmo si è preso un giorno di ferie e il mio sacro valore della leggerezza è in stand-by, congelato che osserva cose che per troppo tempo ho cercato di non vedere.
Mi sono sentito perso in questi giorni.
La fase due: Lasciar fluire i rubinetti emotivi, permettermi di sentire, dire per lo più come mi sento (dallo psicologo, a casa, a lavoro, con gli amici, ecc..) invece di intellettualizzare tutto.
Ahimè la fase due mi ha portato anche questo.
La verità? Ne ho proprio bisogno.
Ci troviamo di fronte a un’epidemia psicologica, in cui la gente non è più consapevole che, a volte, va bene stare male.
Con il progredire della tecnologia, nella nostra società il livello degli agi materiali è aumentato per molta gente, ed è stato proprio questo benessere a cambiare radicalmente la nostra percezione delle cose.
Quando diventa meno visibile, la sofferenza non è più considerata parte della basilare realtà umana, ma appare un’anomalia, l’indice di un grave errore di percorso, il segno del “fallimento” di un sistema, una violazione del nostro diritto inalienabile alla felicità.
Certo, il desiderio di liberarsi dal dolore è l’obiettivo legittimo degli essere umani, l’ovvio corollario dell’aspirazione alla felicità.
È quindi giustissimo che cerchiamo le cause della nostra insoddisfazione e che ci sforziamo di alleviare i problemi cercando soluzione a tutti i livelli: globale, sociale, familiare, individuale.
Ma finché considereremo la sofferenza qualcosa di innaturale, una condizione da temere, evitare e rifiutare non elimineremo mai le sue cause e non riusciremo mai a vivere una vita felice.
Per questo motivo mi concedo alla sofferenza. Mi permetto di sentire. Guardo in faccia i miei demoni. Li osservo, non li combatto, lascio che siano e mi lascio andare.
Va bene non voler controllare sempre tutto quanto. Va bene sentire anche emozioni forti che talvolta tolgono il fiato.
Perché? Perché non esistono emozioni positive è negative.
C’è solo da essere, solo da vivere.
4 pregiudizi sulle emozioni da eliminare per vivere più sereni
Non so tu ma sono sempre stato un tipo più intellettuale che emotivo.
Mi piace intellettualizzare tutto, capire come funzionano le cose a livello logico, amo davvero tanto servirmi della razionalità e delle analisi di causa-effetto, a discapito della parte più emotiva del semplice sentire.
Ho sempre considerato le emozioni come delle debolezze, dei punti vulnerabili che fanno breccia nel mio sistema logico basato su controllo e pianificazione.
Ho vissuto per anni influenzato da queste percezioni limitanti vivendomi veramente male la mia emotività.
Negli ultimi mesi ho lavorato tanto interiormente per arricchire i miei punti di vista e cercare di vivere più serenamente.
Ecco alcune cose che ho fatto:
- Letto 3-4 libri sull’intelligenza emotiva
- Seguito un 3 corsi sulla gestione emotiva
- Cercato di parlare di più delle mie emozioni e dei miei stati d’animo dando voce alle parti più fragili di me.
- Intrapreso un percorso con uno psicologo
- Studiato l’anatomia, i bisogni e il funzionamento delle emozioni
Presto condividerò con te una guida completa sulla gestione emotiva, perché si tratta proprio di uno dei pilastri del mio metodo sulla chiarezza interiore.
In attesa di questa super guida vorrei parlarti della cosa più importante che mi ha aiutato nel mio percorso di crescita emotiva interiore, ovvero affrontare e superare alcuni pregiudizi sulle emozioni.
Una volta fatto tutto ti apparirà più chiaro e vivrai al meglio l’incontro con i lati di te.
Ecco 4 pregiudizi sulle emozioni da eliminare per vivere più sereni:
1 | “Esistono emozioni negative e positive”
Questa dicotomia influenza la falsa credenza secondo cui ci sono emozioni più utili di altre, eliminala immediatamente!
Le emozioni sono dei feedback biologici, delle notifiche interne e sono fondamentali per comunicare all’interno e all’esterno pertanto sono tutte utili.
L’obiettivo è imparare a capire cosa ci stanno comunicando e sfruttarlo per trarne un beneficio.
2 | “Dobbiamo imparare a controllare il nostro mondo emotivo”
Non funziona così. Le emozioni vanno gestite e non controllate.
Il controllo è più simile al blocco, in questo modo crei rigidità. La gestione invece è più legata al lasciar fluire in modo virtuoso, ad incanalare come più desideri il flusso emotivo ed energetico che si manifesta.
Le emozioni infatti sono un magazzino di energie e risorse da direzionare per vivere una vita straordinaria ed appagante.
3 | “Le emozioni ci limitano e sono un ostacolo”
Falso. Le nostre emozioni sono un serbatoio di energia e ci comunicano cosa sta succedendo al nostro interno e sono un mezzo per superare i nostri limiti interiori.
Non sono un ostacolo, è l’assenza di fragilità a farci percepire le cose in questo modo (purtroppo ne so qualcosa).
4 | “Il nostro mondo interiore è un interruttore, posso spegnerlo e accenderlo a piacimento”
Ancora una volta è falso. Dentro di noi le emozioni sono sempre accese e presenti e meno male che lo sono!!
Voler spegnere le emozioni è come voler smettere di vivere, di sentire e di creare un dialogo tra dentro e fuori di noi.
Svolgo da tempo un processo di purificazione interiore dei miei personali paradigmi, ovvero dell’insieme delle convinzioni, abitudini, dei modi e degli usi e costumi di percepire la realtà.
Intervenire eliminando questi tipi di credenze — mentre aspetti la mia guida sulle emozioni — è quanto di più prezioso puoi fare per iniziare il tuo percorso di guarigione emotiva.
Tecniche di adattamento al cambiamento, all’ignoto e all’incertezza
“Dare una direzione alla propria vita non vuol dire che ogni cosa dovrà corrispondere per filo e per segno a quello che hai prospettato.
Anzi al contrario i cambi di rotta sono essenziali.
Attraverso questa newsletter ci tengo che tu sia esposto quando più possibile al mio mondo interiore per vedere quante volte io cambio idea.
Nei primi episodi trovi un uomo insoddisfatto che vuole cambiare vita e viaggiare il mondo, nei successivi una persona che sembra aver trovato una stabilità e un posto dove vuole stare.
Ma la vita non è statica, tutto cambia ed è nostro compito accorgerci quando la coerenza deve lasciar spazio alla coerenza al cambiamento.
Per questo a gennaio darò le dimissioni e cambierò vita.
Perché? Cosa farò e cosa ho deciso nella mia vision? Lo scoprirai nel prossimo episodio, intanto sappi che..”
Nello scorso episodio ci siamo lasciati così.
Troppo spesso la crescita personale rischia di diventare intangibile e sembrare un cumulo di supercazzole astratte e poco applicabili.
L’indipendenza intellettuale, lavorativa e di vita viene conquistata day by day attraverso delle scelte, delle azioni e delle abitudini virtuose.
Quali?
Te ne parlo periodicamente in questa parte dedicata alla vision, alle ambizioni e al dietro le quinte della mia vita.
Nelle righe che seguono ti racconterò quali decisioni ho preso e che direzione ho deciso di dare alla mia vita, condividendo anche delle tecniche di adattamento al cambiamento, all’ignoto e all’incertezza.
Partiamo dal principio.
Lavoro in un paesino vicino Modena come cost specialist e data analyst. Questo è quello che dico per darmi del tono ma nel pratico faccio i grafici colorati per dirigenti.
A fine settembre, dopo una battaglia interiore tra il desiderio di incertezza e il bisogno di stabilità, avevo finalmente raggiunto una serenità lavorativa che mi rendeva indipendente e soddisfatto.
La staticità della vita e il mio desiderio di crescita continua però hanno ribaltato completamente le regole del gioco (di nuovo ahaha) e per questo ho deciso di licenziarmi.
Ho dato le dimissioni il 10 gennaio. Il 25 febbraio sarà il mio ultimo giorno di lavoro.
Perché ho deciso di rinunciare alla mia stabilità lavorativa (tra l’altro appena raggiunta) in un periodo incerto come questo?
Il motivo è uno soltanto: Sto seguendo un protocollo di adattamento al cambiamento.
Salvatore ma di che cavolo stai parlando?
Adesso ti spiego.
A fine novembre ho iniziato ad osservare le evoluzioni del mercato.
È una cosa che amo fare perché il mercato è espressione della natura biologica umana e osservare trend, movimenti e ciclicità è un esercizio di antropologia sociale straordinario che mi aiuta veramente tanto a conoscere la realtà intorno a me.
Osservando il mercato ho iniziato a notare quanto la tecnologia stia andando veloce: Metaverso, Web 3.0, NFT, blockchain, cripto.
Sono tutte cose che per te possono sembrare arabo, ma quello che posso dirti con certezza è che ci troviamo di fronte ad una nuova rivoluzione culturale! (Come quando vent’anni fa è arrivato internet).
Più informazioni consumavo sull’argomento, più il senso di ansia cresceva dentro di me.
Al cospetto di un mondo sempre più incomprensibile e dalla quale mi sentivo tagliato fuori ho iniziato ad avvertire forti sensazioni di ignoranza e disagio.
Dovevo fare qualcosa. Così ho iniziato a studiare e ad informarmi (e pure parecchio!)
La conclusione a cui sono giunto è che devo riuscire a sviluppare delle “competenze paracadute”. Ovvero delle competenze spendibili nel mondo di domani. Inoltre dovevo stare dentro questo mercato tech e non fare tutt’altro come sto facendo adesso nel mercato manifatturiero.
L’unico modo per adattarsi al cambiamento, all’ignoto e all’incertezza è quello di studiare e costruire sempre nuove competenze.
Questo è proprio quello che desidero fare e per questo motivo nei prossimi sei mesi farò un master in sviluppo web.
Così facendo mi costruirò delle competenze spendibili (secondo alcuni studi è attualmente la competenza più richiesta del futuro), entrerò nel mercato tech che è più dinamico, innovativo e smart working addicted (come piace a me!), mi trasferirò in una città più stimolante (ho puntato a Milano) e mi divertirò nel farlo poiché mi appassiona.
Avrò modo di raccontarti come procederà questa avventura e insieme vivremo nuovi cambi di rotta e nuovi adattamenti al cambiamento, ma sempre con la meta e lo scopo ultimo ben in mente!
Lezioni, riflessioni e insegnamenti sulle relazioni di coppia
È il 6 gennaio e un dubbio irrisolvibile sollecita il mio intelletto.
Apro il mio diario digitale e inizio a scrivere:
Ho meditato parecchio a riguardo. Ho condiviso punti di vista con un mio amico sociologo. Ho esplorato diversi punti di vista nelle mie letture e ora ho le idee un po’ più chiare.
Non dico di avere risposta definitiva ma questo è quello che capito.
Si sta insieme non per bisogno/necessità ma per condivisione e arricchimento.
Da un punto di vista spirituale serve per sviluppare l’androginia, ovvero la completezza energetica di entrambe le parti: Maschile e femminile.
Si sta insieme dunque per integrare e integrarsi e con l’altro, apprendere, connettersi e conoscersi grazie all’altro.
Voglio condividerti anche il punto di vista di una mia cara amica che mi è piaciuto molto:
“Per come la vedo io, quando si sta bene con se stessi e si attira a sé un'anima affine, lo stare insieme aiuta a crescere ancora di più, ad evolvere più velocemente e mette in contatto con parti di sé che non verrebbero fuori diversamente..
Il bello della relazione? Si coltiva il proprio giardino e se ne coltiva anche uno in due, pensa che ricchezza.
Tu il tuo percorso.. Io il mio e quando si torna al proprio diventa ancora più bello.
Ho scoperto te e ho potuto vedere il mondo con i tuoi occhi.. Ora che torno focalizzata sul mio percorso la tua visione mi arricchisce, ora posso vedere il mondo con 4 occhi
Questo è l'amore.."
Penso che questa sia una bellissima conclusione su cui riflettere e salutarci.
Al prossimo episodio.
Un abbraccio,
Salvatore.