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Irrequietezza, giudizio interiore e sofferenza come sinonimo di verità


Questo episodio sarebbe dovuto uscire domani, ma oggi è il compleanno di Mezzosangue (il mio cantante preferito) e quindi ci tenevo ad inviartela per dedicare due righe anche a lui.

Buon compleanno poeta.

Oggi sto per:

  • Parlarti di irrequietezza e giudizio interiore
  • Condividere tre preziosi insegnamenti da Naval Ravikant
  • Parlarti delle tre decisioni molto importanti che cambieranno la mia vita
  • Esplorare la sofferenza sotto un altro punto di vista

Sei pronto? iniziamo!

Irrequietezza e giudizio interiore

Quello che segue è un estratto del mio diario personale. (non ho modificato nulla)

*“Mi sto osservando in questi giorni e sento tanta irrequietezza e giudizio interiore*

L’irrequietezza è manifestazione di ansia e insicurezza perché sono in un ambiente (lavoro) che non mi entusiasma

Paradigmi obsoleti, credenze errate, mondo vecchio.. non voglio farne parte.

*La negatività di questo ecosistema risveglia il mio corpo di dolore.*

È un ciclo infinito.

Gli ultimi giorni sono stati un po’ complessi. Ho avuto modo di esplorare alcune dinamiche interiori legate all’irrequietezza e al giudizio interiore ed ho imparato due cose.

1 | Il corpo di dolore

La negatività altrui risveglia il mio corpo di dolore perché io stesso ho delle lacune interiori.

Non incolpo l’ambiente lavorativo negativo, i paradigmi obsoleti, le credenze banali che non condivido e il mondo lavorativo vecchio a cui sono esposto.. incolpo sempre e solo me stesso.

Come ha risposto una volta uno dei miei autori preferiti:

“Come rispondere a una persona che dice che sono troppo magra e la cosa non mi fa piacere? Grazie perchè mi ricordi che devo lavorare ancora sulla mia capacità di stare bene a prescindere da quello che le persone dicono di me” Amo questa risposta!

Sono il solo ed unico responsabile della mia felicità, ogni cosa che mi circonda può certamente frapporsi tra me e la mia quiete, ma è sempre un gioco di pace e gioia interiore a cui devo lavorare dedicando tempo, ascolto e dedizione.

2 | Non esiste giusto e sbagliato

Nel guardarmi dentro ho giudicato molto me stesso, etichettando pensieri ed emozioni come “giusti” o “sbagliati”.

Questo accade di continuo.

Sono in ascolto, mi trovo di fronte alla mia mente, giudico e ho il desiderio di controllare quello che sento.

Quello che ci fa soffrire non riguarda mai pensieri o emozioni bensì la resistenza ad essi.

Citando il mio amico Gabriele Ghezzi:

“L’accettazione completa e totale, e la rinuncia al controllo della vita è la via della pace interiore.”*

Negli ultimi giorni ho avuto modo di esplorare tutto questo e sedermi faccia a faccia con irrequietezza e giudizio interiore.

Grazie alla meditazione, all’ascolto, al confronto con chi ha più esperienza di me ho capito che devo dedicare tempo all’accettazione e alla cura di alcune ferite interiori irrisolte.

Questo mi ha portato a prendere tre decisioni molto importanti.

Te ne parlo qualche riga più giù, ora voglio condividere con te 3 virtù da Naval Ravikant (uno dei miei pensatori preferiti).

3 Insegnamenti da Naval Ravikant

Le virtù che stiamo per esplorare in questo punto sono tratte da questo libro ed estratte direttamente dalla mente di Naval Ravikant, uno degli investitori più influenti sul pianeta.

Ecco cosa ho imparato da lui.

1 | La natura dei pensieri

“Se vedessi un ragazzo con dei brutti capelli, all’inizio penserei “ahahah, ha dei brutti capelli”.  Bene, perché sto ridendo di lui per sentirmi meglio con me stesso? E perché sto cercando di sentirmi meglio riguardo ai miei capelli? Perché sto perdendo i capelli e questo mi spaventa.

Quello che si evince è che il 90% dei pensieri che ho sono basati sulla paura, il restante 10% sul desiderio

In questo pezzo del libro si parlava di meditazione, di lucidità e di assenza di giudizio.

È stato un passaggio molto prezioso che mi ha aiutato a capire molte cose che ho condiviso nel punto precedente.

Da cosa sono caratterizzati i tuoi pensieri? Facci caso.

2 | Giochi a somma zero

“Il problema è che per vincere in un gioco di status, devi abbattere qualcun altro. Ecco perché dovresti evitarli nella tua vita: ti trasformano in una persona arrabbiata e combattiva. Combatti sempre per buttare giù le altre persone e per portare in alto te stesso.”

Qui si parlava di status, ego e competizione.

Mi trovo fortemente in accordo con il punto di vista di Naval, proprio perché le fondamenta sulla quale sto cercando di costruire la mia vita sono la semplicità, la leggerezza e la quiete.

Nei giochi a somma zero non c’è spazio per queste cose. se c’è un vincitore, dev’esserci un perdente.

Per questo preferisco la gentilezza, il silenzio e l’umiltà. non avrò status, fama e potere, non sarò il numero uno, “il migliore”, ma non importa ho comunque tutto quello che mi serve:)

3 | Invidia, aspettativa ed ego

“L’invidia è odio, è la base, se non lo zoccolo duro di tutte le psicopatologie. Perché se ti invidio, inevitabilmente voglio il tuo male, e se voglio il tuo male, inevitabilmente voglio il mio male”

Questa frase è di Guido Savio, ma nel libro Naval dice qualcosa di analogo parlando dell’invidia come dell’antitesi della felicità.

“Il nemico della pace mentale è l’aspettativa che si crea dentro di te attraverso le influenze sociali della società e delle persone”

Per quanto mi riguarda non nutro invidia per nessuna delle persone che conosco (il che alleggerisce molto la mia esistenza) ma sono comunque vittima di aspettative e di molteplici complotti dell’ego.

Il più delle volte non ce ne rendiamo conto ma l’invidia, il giudizio, l’ego ci logorano e creano conflitto e dissociazione nei confronti del prossimo.

Studiare la mente di questo investitore e trarre questi insegnamenti è stato estremamente terapeutico per aiutarmi a capire le forze d’attrito che mi separano dalla quiete e dalla felicità e mettere in moto delle azioni per superarle.

Spero possano fare lo stesso con te.

3 decisioni che cambieranno per sempre la mia vita

In questo punto cerco di condividere periodicamente il dietro le quinte della mia vita, come ad esempio progetti personali e professionali, vision e ambizioni future.

Negli ultimi 10 giorni ho preso 3 importanti decisioni che cambieranno la mia vita e voglio condividerle qui di seguito.

L’evoluzione dell’ecosistema: non andrò a vivere da solo

Nell’episodio introduttivo di questa newsletter ti ho parlato del fatto desidero andare a vivere da solo per creare un ecosistema virtuoso per la mia crescita personale e professionale.

Come scrivevo in quell’episodio adagiarmi e tenere il culo comodo non è una cosa che fa per me, per questo desideravo rimboccarmi le maniche e lavorare per costruire la mia indipendenza.

Nonostante questo sia vero ho comunque deciso di non andare a vivere da solo.

Non adesso e soprattutto non qui.

L’appartamento che avevo visto (perfetto per me) si libererà a maggio.. ma ha davvero senso prendere un appartamento qui dove sto io (in un paesino vicino Modena) dove c’è un tempo più schifoso di quello di Londra?

Ha davvero senso iniziare a pagare un affitto usando dei soldi che guadagno da un lavoro che non mi entusiasma a pieno?

Ovviamente no.

Finirei semplicemente nella situazione di quello che “va a lavoro per pagarsi la macchina per andare a lavoro.”

Otterrei degli ottimi benefici in termini di responsabilità, crescita e maturità, ma il costo/opportunità non ne varrebbe la pena: io non voglio tutto questo.

L’indipendenza è uno dei grandi traguardi che desidero raggiungere.. ma non in questo modo.

Desidero valorizzare lo stile di vita, la libertà e l’entusiasmo.. per questo esiste un’altra strada.

250 giorni mi separano dalla libertà

Quando a marzo 2020 è iniziata la quarantena sono stato contattato da una multinazionale che mi voleva assumere.

In quel periodo cercavo di trasformare la semplice divulgazione e condivisione in un’attività redditizia, dando vita ad una vera e propria accademia dell’intelletto umano online.

Avevo lavorato senza sosta per mesi, ottenendo pochi risultati.. così, visto il periodo di incertezza e l’opportunità che mi si era presentata, avevo deciso di accettare questo tipo di lavoro (anche se, come ho già detto, non mi entusiasmava a pieno).

Tra 250 giorni il mio contratto in azienda finirà.

Dopo cosa farò?

Vedi questa settimana mi sono imbattuto in un post di Sara Antonioli, scrittrice del blog “il bagaglio fuori misura”, te lo allego qui di seguito perchè merita veramente la tua attenzione:

Riflessione Sara Antonioli

Prima di questa situazione io non viaggiavo mai.

Ho sempre sacrificato il breve termine per favorire il lungo termine.

Adesso non voglio più farlo, o almeno non più come prima.

Ho otto mesi di tempo per lavorare al mio piano B e costruirmi uno stile di vita coerente con l’entusiasmo e la libertà che dicevo prima.

Attualmente è tutto top secret, ma come ti ho detto esiste un’altra strada ed io sto lavorando duro per costruirla.

Svolgo quotidianamente auto-analisi su me stesso.

L’introspezione è una droga per me.

Trasformare il caos in ordine è una mia peculiarità, ma inizio a voler accelerare e migliorare ulteriormente questo processo.

Ci ho pensato molto e finalmente ho deciso, inizierò un percorso con uno psicologo proprio per farmi aiutare in questo aspetto.

Condividerò con te tutto quello che imparerò nei prossimi episodi, rendendoti partecipe del mio intero viaggio emotivo.

Queste sono le tre grandi decisioni che impatteranno molto nella mia vita.

Ovviamente nel breve termine sono cambiamenti quasi impercettibili, ma nel lungo termine stravolgeranno completamente la mia vita.

Lo vedrai seguendo i prossimi episodi.

Sofferenza è sinonimo di verità

La settimana scorsa ho realizzato gli scatti per aggiornare il mio sito web.

Farsi fare delle foto è un ottimo modo per mettersi faccia a faccia con la propria immagine di sé.

Ti dirò la verità: Non mi piaccio fino in fondo e quindi ho sofferto un po’ nel vedere questi scatti.

Quello che ho imparato però è che quando soffri sei molto vicino alla verità.

È il momento in cui sei esortato a vedere la realtà esattamente nel mondo in cui essa corrisponde.

A quel punto puoi fare dei grandi cambiamenti, puoi capire come migliorare e, nel mio caso, iniziare a praticare accettazione.

Questo è tutto quello che vorrei lasciarti.

Una lettera dei miei ultimi 10 giorni, ora hai un pezzo di me: un altro.

Al prossimo episodio.

Salvatore.