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Come trovare un posto nel mondo: Un antidoto al caos


Se anche tu, come me, lungo il tuo percorso ti sei sentito spesso confuso, avvolto dal dubbio e dell’incertezza e, ci sono stati momenti, in cui ti sei chiesto se il mondo lì fuori avesse posto anche per te, ti do il benvenuto!

Sei nel posto giusto.

In questo articolo desidero raccontarti diversi aneddoti tratti dal mio percorso, per aiutarti a capire cosa ti rende inconsapevolein balia dell’ignoto e senza una meta, e permetterti di evitarlo, aiutandoti a trovare un posto nel mondo e permettendoti di capire cosa fare della tua vita.

Nelle righe che seguono delineerò il DNA del caos, fornendo un’analisi accurata dei motivi che ti impediscono di trovare il tuo posto nel mondo, inoltre ti consegnerò degli strumenti pratici per evitare di essere vittima delle sue influenze.

Ascoltami bene: Quella che stai per leggere è una guida completa sulla chiarezza e sulla consapevolezza.

Non si tratta soltanto di un semplice articolo di crescita personale ma di una vera e propria analisi completa che sto perseguendo da tempo e che ho deciso di condividere con te.

Questo è un post lungo.

Ma, se ti prenderai il tempo di leggerlo, ti prometterò che otterrai molto più valore di quello che trovi in tanti libri motivazionali di auto aiuto.

Sei pronto? Iniziamo!

Come sono diventato ciò che sono oggi

Sono davanti a questo foglio digitale da qualche minuto.

Il mio perfezionismo inibisce la stesura di questa tesi: Mi sento bloccato.

È curioso: Il percorso che mi ha condotto fino a qui e il momento che ha preceduto la scrittura di queste parole hanno qualcosa in comune.

Sentirmi bloccato porta alla mia mente i ricordi del mio passato.

Se non mi conosci probabilmente ti starai chiedendo chi sono e cosa mi ha portato alla creazione di questo articolo (e di questo blog).

Perciò permettimi di raccontartelo (d’altronde mi sembra un buon modo per iniziare).

Fin dall’età di 15 anni mi sono sempre sentito diverso dagli altri. Passavo le mie giornate facendomi delle domande, pensando al futuro e vivendo con la paura di crescere senza poter realizzare i miei sogni.

I miei coetanei avevano le idee chiare, in fondo a loro bastava scegliere un percorso di studi a casaccio, trovarsi un lavoro, inserire il pilota automatico e proseguire per inerzia senza fare domande.

Ho sempre odiato tutto questo.

Io volevo di più.

È per questo motivo che all’età di 19 anni, finiti gli studi e attraversato il confine caldo e sicuro delle scelte convenzionali, temevo che il mondo lì fuori non avrebbe avuto posto per la mia diversità.

Ero terrorizzato.

Che cos’avrei fatto della mia vita?

Volevo a tutti i costi avere un collocamento nel mondo, volevo capire il mondo intorno a me, capire me stesso e conoscermi.

Avevo bisogno di serenità e chiarezza per vivere a pieno il momento presente e annientare l’ansia per il futuro.

Volevo svegliarmi ogni giorno entusiasta e con uno scopo ben in mente: un grande PERCHÈ che rispecchiasse la persona che ero e soprattutto che volevo diventare.

Volevo capire, volevo consapevolezza, volevo crescita e soprattutto volevo un luogo che fosse casa.

Desideravo una sola ed unica cosaTrovare il mio posto nel mondo.

È così che è iniziata la mia ricerca verso me stesso e verso un profondo senso di appartenenza: due elementi che mi sono sempre mancati.

Devi sapere però che non è stato per niente facile.

Ho passato un periodo di chiusura nei confronti del mondo esterno.

Ero confuso, avvolto dal dubbio e questo influenzava negativamente i rapporti con i miei coetanei e con la mia famiglia rendendomi a tutti gli effetti un estraneo agli occhi dei miei simili.

non è tutto. Le difficoltà relazionali esterne riflettevano le mie paure interiori.

Avevo paura dell’ignoto.. di intraprendere un percorso, di investire tempo e risorse perché non sapevo se la direzione che intraprendevo rispecchiasse realmente ciò che volevo.

Ero insicuro e la mia insicurezza mi rendeva inerme: paralizzato. non riuscivo a prendere nessuna decisione.

Stavo letteralmente sprofondando nell’oblio.

Ma poi.. Con il tempo le cose hanno iniziato ad andare diversamente. leggevo e studiavo qualsiasi cosa mi permettesse di crescere e migliorare me stesso.

Di lì a poco la mia vita è cambiata.

Iniziando a pormi le giuste domande su me stesso, scavando nel mio passato e delineando diversi elementi personali che mi caratterizzavano ho iniziato a conoscere me stesso.

È così che ho imparato ad eludere le regole del caos che mi rendevano prigioniero dell’inconsapevolezza, del dubbio e della confusione ed ho trovato il mio posto nel mondo.

Avevo deciso di indirizzare i miei sforzi verso un progetto di natura imprenditoriale (per lasciare libero sfogo alla mia intraprendenza), nello specifico volevo creare qualcosa in ambito umanistico che aiutasse quante più persone possibile.

Così dopo tanti dubbi e quesiti irrisolti sono giunto ad una rivelazione.

Guardandomi indietro ho notato che a permettermi di creare chiarezza, conoscere me stesso ed uscire dalla coltre dell’incertezza erano stati una serie di modelli introspettivi che potevano essere presi e replicati da chiunque nella mia stessa situazione.

È stato quello il momento in cui ho capito che così come avevo fatto io, anche altre persone disperse nell’oblio avrebbero potuto farcela.

Il mio progetto di natura imprenditoriale nell’ambito umanistico si sarebbe occupato proprio di questoIo potevo aiutarle.

È così che è nato questo blog: Grazie al desiderio di condividere tutto quello che ho imparato.

Ad oggi ho ben chiaro la mia missione:

Il mio sogno è quello dar vita ad una nuova generazione di persone libere, consapevoli e pensanti. Attraverso il mio lavoro di divulgazione infatti, desidero aiutare le persone a coltivare il valore del pensiero, l’importanza di porsi delle domande per conoscere se stessi e porre rimedio al disordine esistenziale dell’essere umano, che lo rende confusoinconsapevole e senza una meta.

Ad oggi ho una grande vision di lungo termine:

Un giorno mi piacerebbe dar vita ad una grande accademia dell’intelletto umano dedita ad aiutare le persone ad avere più chiarezza e ad evolversi come esseri umani, permettendo loro di sviluppare una nuova versione di sé in linea con i loro sogni, le loro ambizioni e i loro desideri.

Mi piacerebbe valorizzare l’importanza del pensiero e quella di porsi le giuste domande (come faccio in questo blog) per abbattere i limiti del pensiero convenzionale e andare oltre.

Ad oggi ho ben chiaro tutto questo, ma non è sempre stato così.

Il processo che ha trasformato un semplice sogno in idea, l’idea in progetto e il progetto in risultato è stato un processo lungo e tortuoso che ha incontrato tanti impedimenti personali e professionali.

In questa guida li esploreremo uno ad uno e andremo a destrutturare e delineare il DNA del caos, del dubbio e dell’incertezza per comprendere una volta per tutte perché non riusciamo a trovare il nostro posto nel mondo.

Se ti senti pronto continua a leggere, partiamo con il primo elemento: La conoscenza di sé.

Consapevolezza e chiarezza: Perché è così importante conoscere noi stessi

“La vita non è quello che dovrebbe essere. È quello che è. Il modo di gestire questo è ciò che fa la differenza” Virginia Satir

È un sabato pomeriggio di aprile, faccio ancora le superiori e sono spaventato per il futuro perché non so cosa mi attende una volta terminati gli studi.

Mi guardo allo specchio e mi chiedo:

“Salvatore cosa farai nella vita?”

Il silenzio è sovrano: non riuscivo a trovare una risposta. d’altronde come potevo.. non conoscevo me stesso.

Ero un perfetto estraneo ai miei occhi, ragion per cui la presenza di questa domanda faceva vacillare la mia quiete.

Come racconto sempre (e come approfondiremo in seguito) pormi delle domande è stato l’inizio della mia libertà proprio perché mi ha permesso a poco a poco di conoscere me stesso.

Però perché è così importante conoscersi?! Vediamolo insieme.

Gnōthi seautón: “Conosci te stesso”.

Questa è la scritta che ospita il tempio del Dio Apollo a Delfi e che per secoli ha influenzato i più importanti pensatori della cultura occidentale: da Socrate a Platone, da Sant’Agostino a Kant.

Nell’antica Grecia era un’esortazione a conoscere e riconoscere i propri limiti e significava dunque prendere consapevolezza della propria fragilità ed imperfezioni.

Io ho personalmente rivisto questo concetto adoperandolo come un richiamo ad esplorare e delineare la moltitudine di elementi che caratterizzano ognuno di noi e aiutarci a trovare il nostro posto nel mondo.

Infatti stiamo parlando di un elemento cruciale proprio perché se non conosci te stesso vivrai in balia della confusione e della frustrazione e questo influenzerà le tue capacità relazionali e decisionali.

Infatti devi sapere che, da ragazzino, ho passato un periodo di chiusura nei confronti del mondo esterno e questo ha influenzato negativamente i rapporti con i miei coetanei e con la mia famiglia rendendomi a tutti gli effetti un estraneo agli occhi dei miei simili.

Inoltre se non conosci te stesso non puoi agire in accordo con gli elementi che fanno parte della tua persona.

Quindi non saprai se ciò che stai facendo è realmente ciò che vuoi e questo, in futuro, diventerà un rimpianto perché potresti scegliere un percorso di studi e di conseguenza un percorso lavorativo che ti ingabbia, ti soffoca e non ti appassiona.

Io stesso ho vissuto paralizzato di fronte alla moltitudine di percorsi che erano lì pronti ad attendermi.

E c’è di più.

La fragilità nel non conoscere noi stessi può portarci ad affidarci a guru e motivatori che non vedono l’ora di usare le nostre fragilità e latitare consigli, anestetici e placebo che ci allontaneranno da ciò che realmente conta: ancora una volta conoscere noi stessi.

Come amo ripetere:

Non abbiamo bisogno di consigli, motivazione e quant’altro: l’unica cosa che conta è conoscere noi stessi ed agire in accordo con tutti gli elementi che ci caratterizzano.

Questo è il primo (e più importante) tassello che porta nelle nostre vite il dubbio, il caos e l’incertezza.

Non esistono soluzioni magiche per eludere questo step: Abbiamo bisogno di conoscerci e per farlo dobbiamo passare del tempo con noi stessi, analizzando il nostro comportamento, la nostra identità e i nostri interessi (diversi articoli di questo blog sono dedicati a questo aspetto per fornirti tutti gli strumenti pratici di cui hai bisogno).

Prima di tutto è importante soffermarci su un pilastro fondamentale.

Per conoscere noi stessi abbiamo bisogno di una sola ed unica condizione iniziare: porci delle domande.

Come racconto sempre (e come ho detto anche prima) pormi delle domande è stato l’inizio della mia libertà perché mi ha permesso di conoscere me stesso.

Ma la verità è che ben in pochi si fanno delle domande e le utilizzano come strumento introspettivo per guardarsi dentro.

Nel prossimo punto analizzeremo più in profondità questo elemento cercando di capire perché l’assenza di domande ci rende vittime inermi del caos e come adoperarle nella nostra vita.

Salvatore Olivieri e analizza il dna del caos

Le domande e gli input percettivi

“La tua mente risponderà a più domande se impari a rilassarti e ad aspettare le risposte.”

È il 9 luglio 2017, sono in macchina e mi sto dirigendo dal tatuatore.

Da lì a qualche ora la mia pelle (e in particolare il mio dito medio destro) avrebbe ospitato inchiostro dalle sembianze di un punto interrogativo.

Salvatore Olivieri tatuaggio punto interrogativo

Questo gesto porta con sé un significato e un’ideologia molto profonda.

Voglio spiegarti esattamente il motivo per cui l’ho fatto.

È iniziato tutto quel sabato pomeriggio davanti allo specchio:

È partito tutto da quel “Salvatore cosa farai nella vita?”, quel silenzio e quel quesito irrisolto.

È stata la prima di tante domande.

Ne seguirono altre su me stesso, sulla mia identità, sui miei interessi, sul mio comportamento, sul mio scopo e sul mio futuro.

Non sapevo ancora cos’avrei fatto della mia vita ma attraverso le domande iniziavo finalmente a conoscermi e ad agire valorizzando tutti gli elementi che facevano parte della mia persona.

Tanti sottovalutano l’importanza delle domande e il potere chiarificatore che può avere nelle loro vite.

Ecco perché le prossime righe approfondiranno proprio questo aspetto portandoti a capire perché l’assenza di domande ci rende vittime inermi del caos e come adoperarle nella nostra vita.

Perché le domande sono così importanti? Beh perché le domande sono input percettivi.

In altre parole le domande cambiano la percezione del mondo intorno a noidirigono la nostra attenzione verso determinati elementi invece di altri e sono le fondamenta del pensiero: Proprio perché per pensare in modo efficace occorre essere ottimi inquisitori di domande.

Per questo chi non si pone delle domande è vittima inconsapevole del caos.

Facciamo un esempio pratico.

Sei al parco e fai un giro con la bicicletta, d’un tratto senti la catena che fa strani rumori ma decidi comunque di ignorarla.

Dopo pochi minuti la catena smette di svolgere le sue mansioni: la bici non va più e ti lascia a piedi.

Le opzioni sono due.

Puoi inneggiare il cielo maledicendo le divinità che più ti aggradano e chiederti “Perché capitano tutte a me?” oppure puoi analizzare razionalmente la situazione (dopo un po’ di sfogo, te lo concedo) e chiederti “Cosa posso imparare dalla situazione?”

Il tipo di domanda che ti farai dirigerà la tua attenzione e di conseguenza influenzerà la tua percezione della realtà.

La banalità di questo esempio è direttamente proporzionale all’efficacia della sua comprensione, infatti posso assicurarti che le domande operano in questo modo in ogni contesto della nostra vita.

Salvatore Olivieri e la teoria delle domande come input percettivi

Ora torniamo a quel sabato pomeriggio davanti allo specchio.

Immagina se invece di chiedermi “Salvatore cosa farai nella vita?” e di trarre come conclusione quella di indirizzare i miei sforzi verso la conoscenza di me stesso e verso la coerenza per trovare una risposta, io mi fossi chiesto: “Salvatore è un brutto periodo perché non ti distrai con qualche serie tv?”.

Sarebbe cambiato tutto.

Quindi credo che ormai tu lo abbia capito: Le domande sono essenziali.

Infatti se non mi fossi posto le domande che mi sono posto anni fa non sarei qui: Dico davvero.

Le domande hanno ricoperto un ruolo essenziale nella mia vita.

Le domande sono state la bussola che ha guidato la mia attenzione, la mia consapevolezza e la mia percezione degli eventi.

Le domande sono una costante all’interno mio percorso.

Proprio perché come dico sempre…

Quello che vediamo non è la realtà corrisponde più ad una realtà plasmata dal nostro modo di porre domande ed interpretare

Il 9 luglio 2017 mi sono tatuato un punto interrogativo sul dito e l’ho fatto perché le domande mi hanno cambiato la vita.

Desideravo ricordare e rimarcare ogni giorno l’importanza delle domande: l’elemento che più tra tutti mi ha permesso di uscire dalla coltre dell’incertezza.

Volevo impegnarmi ogni giorno per diventare una figura imparziale che non propaganda dogmi, bensì che interagisce con il prossimo con il solo ed unico scopo di aiutarlo a porsi delle domande.

Il mondo lì fuori mira a far scempio delle menti libere e pensanti: dico davvero, non vedo l’ora di dirti cosa e come pensare.

È pieno di gente che latita consigli e sentenzia dogmi.

Non combatto le loro verità, resto in silenzio e mi faccio delle domande.

Non aggredisco i loro punti di vista, resto in silenzio e mi faccio delle domande.

Ogni volta che sentenzieranno verità, rispondi con una domanda, metti in dubbio ogni cosa ed interrogati costantemente.

Ora facciamo un passo indietro, devo dirti una cosa.

Le domande non hanno operato con immediatezza, anzi!

Quando ho iniziato a farmi delle domande ancora non lo sapevo.. ma bombardare la mia mente di quesiti è stato l’inizio di un lungo percorso introspettivo che mi avrebbe condotto ad un’ampia conoscenza di me stesso e al desiderio di scriverecondividere e divulgare..

Vedi quando non ci si pone delle domande si percorre inconsapevolmente un labirinto senza via d’uscita, si è vittime passive del mondo intorno a noi e questo da’ forma al dubbio, al caos e all’incertezza.

Come dicevo prima, in un mondo dove la complessità fa da padrona, l’imperativo morale supremo diventa conoscere noi stessi ed il mezzo e lo strumento per farlo sono proprio le domande.

Quando ho iniziato a farmi delle domande, ho finalmente imparato a conoscere me stesso e a capire esattamente cosa volevo realizzare nella vita.

È stato a quel punto che sono incappato in quello che io chiamo “l’illusione dell’identità”.

Salvatore Olivieri e analizza il dna del caos

L’illusione dell’identità

“Realizzerò un progetto di natura imprenditoriale in ambito umanistico e aiuterò quante più persone possibile”

Ricordo ancora di aver pensato tutto questo per la prima volta nel 2017 e pochi minuti dopo ricordo di aver sentenziato: “No, non posso farcela: io non sono così”

Per realizzare un progetto di questo tipo occorreva essere una persona sicura di sé, brava a comunicare, con delle competenze in marketing e con un’idea innovativa che avrebbe realmente aiutato delle persone.

Non avevo nulla di tutto questo.. così mi sono subito scoraggiato accantonando i miei sogni, i miei desideri e i miei progetti.

Ero frustrato e ricordo di essermi chiesto: “Perché i miei sogni devono assoggettarsi ai miei limiti?”

Ahimè se solo fossi stato quel tipo di persona in grado di farcela..

Questo era il mio sogno.. era ciò che realmente volevo..

Perché non potevo essere il tipo di persona meritevole e capace di portare a compimento questo progetto?

Sono stato male per mesi portando queste domande con me nella mia quotidianità e, a poco a poco, mettendo in discussione il credo comune cui siamo abituati, sono riuscito ad uscire da questa situazione.

Nelle prossime righe argomenterò la tesi che mi ha permesso di evadere dalle prigioni che mi ero auto-imposto e ti presenterò le logiche del divario dei due “io”.

Tieniti forte: sto per ribaltare il tuo sistema di credenze!

Il divario dei due “io”: l’io statico e l’io dinamico

Ho realizzato un video su YouTube sull’argomento, se lo desideri puoi guardarlo o proseguire leggendo, come preferisci!

Crediamo che le persone siano nate così, dunque diciamo: “è il suo carattere”, “è la sua natura”, “è una cosa di famiglia”.

Crediamo di possedere un’identità e delle caratteristiche che ci definiscono come persone.

Abbiamo costruito un senso del sé: Un’identità che crediamo sia impossibilitata al cambiamento e dobbiamo amarla proprio così com’è.

“Le persone non cambiano” – “Sii te stesso” – “Non dimenticarti chi sei”.

Questa concezione della realtà si è diffusa perché l’essere umano ha cercato di rispondere alla domanda “chi sono?”

Le persone hanno ricercato il senso del sé chiedendosi chi sono e abbracciando tutto quello che secondo i loro punti di vista poteva corrispondere a questa identità.

“Io sono questo tipo di persona” – “Questo sono io” – “Questo non sono io” – “Queste persone sono come me”.

Questo senso del sé si è radicato nella nostra idea di “io” e a poco a poco è diventato la nostra identità.

Il problema è che, in quanto esseri umani, è normale desiderare di più di quel che si è.

Sogniamo quindi di crescere e migliorarci e creiamo l’immagine di un’io desiderato ed è qui che il divario tra i due “io” (versione attuale – versione desiderata) ha inizio.

Ogni volta che tendiamo all’io desiderato si crea un divario tra la persona che percepiamo in questo momento e quella che potremmo diventare.

Il caos prende piede nelle nostre vite e ci paralizza.

Siamo ignari dell’intero processo evolutivo, nella nostra situazione attuale sogniamo una situazione desiderata che non riesce a concretizzarsi.

Salvatore Olivieri espone il divario dei due io

Questo è esattamente ciò che stavo vivendo perchè la società occidentale ha radicato il noi questo tipo di credenza: “sii te stesso” – “rimani come sei” – “non dimenticare da dove vieni”

Ti sei mai fermato per un secondo smettendo di chiederti “chi sono?”, dov’è questa cosa che tu chiami “io”?

Te lo dico io:

L’io” non è altro che una semplice illusione appiccicata ad un’identità costruita sulla base di storie passate: tu non sei niente e puoi allo stesso tempo essere qualsiasi cosa.

Ogni persona vuole crescere e migliorare se stessa ma questo è impossibile se non si è disposti a lasciare andare una parte di sè.

In questo preciso momento esistono due “io”: l’io percepito (la persona e l’identità che senti tua in questo momento) e l’io potenziale (la persona che puoi potenzialmente diventare in qualsiasi momento)

Prima di capire questo concetto, ogni giorno agivo in accordo con il mio “io percepito” (l’identità che sentivo mia) e di conseguenza continuavo a diventare me stesso.

Ma poi la mia vita è cambiata.

Ho smesso di assoggettare le mie ambizioni ai limiti del mio “io percepito” e ho iniziato semplicemente ad alimentare un io potenziale decidendo cosa volevo essere.

Proprio come un foglio bianco pronto a diventare qualsiasi cosa.

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È stato a quel punto che sono incappato in un altro problema

Ogni persona vuole crescere e migliorare se stessa ma miglioreremo e cresceremo sempre e soltanto in funzione di quanto crederemo di potercela fare, in funzione di quanto ci sentiremo meritevoli del successo, dell’ambizione e dei sogni cui aspiriamo.

Tutto questo è strettamente connesso ad un argomento adiacenteL’autostima.

L’autostima è uno degli elementi più complessi che, insieme all’illusione dell’identità, manipola le nostre ambizionilimita i nostri sogni e ci rinchiude in una gabbia senza via d’uscita dando vita al caos.

Nel prossimo punto tratteremo proprio questo, analizzando la scienza dell’autostima e capendo come lavorarci per sviluppare più sicurezza di sé.

Intanto ricorda:

Tu non sei, stai diventando, in questo momento le tue azioni ti portano a diventare te stesso, cambiando le tue azioni e superando i vincoli della tua autostima diventerai qualsiasi cosa.

Salvatore Olivieri e analizza il dna del caos

La scienza dell’autostima

“Accettati come sei in questo momento. Una persona imperfetta, mutevole, in crescita e rispettabile.” Denis Waitley

Il senso di inadeguatezza, il confronto costante con i miei coetanei e la vocina dentro la mia testa che mi ripeteva che non ero abbastanza

Questa era la mia situazione.

Avevo compreso le logiche del divario dei due io, analizzavo e scandagliavo la mia mente sottoponendola a domande continue e finalmente iniziavo a conoscere me stesso ma.. c’è un ma.

Conoscere noi stessi può portarci a vedere aspetti della nostra persona che talvolta cerchiamo di ignorare: Le nostre insicurezze sono uno di questi.

I guru lo sanno bene, per questo cercano di anestetizzare le nostre ferite, le nostre debolezze e tenerci al sicuro nella nostra zona di comfort.

Posso assicurarti che non è quello che faremo oggi.

Scavare in profondità nella mia persona ha portato in superficie problemi irrisolti strettamente connessi alla mia autostima che mi trasportavano inevitabilmente nel dubbio, nel caos e nell’incertezza proprio perchè anche se sapevo di poter diventare qualsiasi cosa ero insicuro su me stesso e sulle mie capacità nel realizzare qualsiasi grande risultato.

Nelle prossime righe decodificheremo la scienza dell’autostima capendo come lavorarci per sviluppare più sicurezza di sé.

Si tratta di un passaggio molto importante proprio perchè, come ti dicevo nel capitolo precedente, la scarsa autostima crea dei limiti percettivi alla nostra stessa intraprendenza.

Quello che voglio dire è che, vedrai sempre il mondo intorno a te, gli obiettivi e i risultati che vorrai raggiungere, in funzione di quelli che sono i tuoi limiti caratteriali imposti dalla tua autostima e dalla tua insicurezza personale.

Ipotizzando quindi che tu desideri diventare un atleta olimpionico, sebbene avrai la consapevolezza di poterlo diventare perchè sai di poter essere qualsiasi cosa (come abbiamo visto nel capitolo precedente) la tua autostima limiterà la tue credenze e la tua fiducia nel riuscirci.

Come dico sempre:

La tua percezione e di conseguenza le tue azioni sono assoggettate alla tua consapevolezza della realtà.

Una volta compreso questo non ci resta che capire come funziona l’autostima e hackerarla.

Cos’è l’autostima e come funziona

Immagina di svegliarti ogni mattina felice di essere nel tuo corpo, conosci pienamente te stesso e anche oggi lotterai con entusiasmo per superare sfide e raggiungere risultati.

Questa è l’autostima: la completa conoscenza di noi stessi unita alla fiducia nel raggiungere risultati straordinari.

Per svilupparla è necessario lavorare su tre fattori fondamentali:

  • Ciò che pensiamo di noi stessi
  • La chiarezza di obiettivi e valori
  • La fiducia nelle nostre capacità

Ognuno di questi tre elementi è strettamente collegato all’altro.

Se hai scarsa considerazione di te è probabile che sia dovuto al fatto che non comprendi a pieno chi sei, non sai dove stai andando e quale sia la tua strada e probabilmente dubiti che tu possa raggiungere un ipotetico obiettivo futuro.

Come avrai ben capito l’autostima non ha soltanto a che fare con un fattore estetico, ha a che vedere con il capire la persona che sei oggi attraverso l’ascolto, comprendere obiettivi e valori sulla base di ciò che vuoi diventare un domani e avere fiducia nei tuoi sforzi e nella possibilità di raggiungerli.

Ho letto e studiato tanto per migliorare me stesso e capire come funziona l’autostima (in particolare vorrei citare e ringraziare il lavoro di Andrea Giuliodori e Maxwell Maltz).

Dopo decine di manuali ho semplificato l’intero processo in 4 pilastri principali:

Salvatore Olivieri e il metodo per avere più autostima

Nelle prossime righe andremo ad esplorarli uno ad uno.

1 | Ascolto: Comprendi chi sei

Ognuno di noi ha un’immagine di sé falsata dai propri pensieri e dalle proprie convinzioni.

Ne parla maxwell maltz nel suo bellissimo libro Psicocibernetica dove espone la teoria dell’immagine dell’io.

Quello che Maxwell vuole spiegarci è che ognuno di noi ha da qualche parte nella psiche una propria immagine di sé dove risiede tutto quello che pensiamo di noi stessi.

Possiamo descriverla come un grande contenitore dove sono riposte le idee che abbiamo di noi, quello che crediamo di meritarci e quello che crediamo di saper fare.

La maggior parte di queste convinzioni si sono formate in maniera inconscia dalle nostre esperienze passate dei nostri successi e fallimenti.

Proviamo ad analizzare da dove sia nata la convinzione di essere insicuro: forse la tua maestra alle scuole elementari ti ha detto che eri insicuro e che avresti dovuto parlare di più con i tuoi compagni.

Da quel momento in poi hai iniziato a notare quando provavi vergogna ed hai cominciato a credere davvero di essere insicuro.

Con il passare del tempo hai iniziato a fare caso a tutte le evidenze che giustificavano il fatto per cui potevi considerarti insicuro e quando sono diventate abbastanza, la tua convinzione è diventata sempre più profonda fino a diventare parte della tua personalità e immagine di te.

Sebbene tutto questo avvenga a livello inconscio la buona notizia è che possiamo riprendere il controllo di questo processo e usarlo a nostro vantaggio.

Adesso ti spiego come!

Per combattere questa falsa identificazione non possiamo semplicemente deciderlo ripetendoci che d’ora in avanti non saremo più insicuri.

Il primo passo è quello di riprendere il controllo della nostra immaginazione e dei nostri pensieri, perché quello in cui crediamo è dettato da quello che immaginiamo e pensiamo che sia vero.

Per esempio, se stai passeggiando e vedi due ragazzi che parlano tra di loro, potresti immaginare che ti stiano prendendo in giro e questo tuo pensiero rinforzerà l’idea che hai già di te stesso come insicuro.

Tuttavia abbiamo il pieno controllo, niente ci vieta di poter usare questa situazione a nostro favore.

Puoi percepire la stessa situazione in maniera completamente diversa:

Potresti pensare che i due ragazzi parlino di te perché hai una bella felpa.

ATTENZIONE PERÒ: non possiamo immaginare qualcosa che si discosti troppo dalla nostra attuale realtà perchè sarebbe come mentire a noi stessi.

L’immaginazione e il pensiero da soli non possono cambiare le nostre convinzioni ma sono importanti perché influenzano le nostre azioni.

Infatti, per sostituire qualcosa in cui crediamo profondamente, che non ci permette di vivere una vita sana, è necessario fornire delle prove ovvero nuove esperienze attraverso nuove azioni dettate da pensieri migliori.

Provo a spiegarmi meglio.

Quello che pensi (odio la matematica) influenza le tue emozioni (sono disperato) e le tue emozioni influenzano le tue azioni (oggi non studio) le tue azioni creano le tue abitudini (non studio mai matematica) e le tue abitudini causano i tuoi risultati (ho preso 2 al compito) e i tuoi risultati causano quello che credi di te (non sono bravo in matematica) ovvero la tua immagine personale e a sua volta la tua immagine personale determina i tuoi pensieri.

Il circolo della falsa autentificazione

Ecco quindi come si forma il circolo della falsa identificazione, ma come cambiarlo?

Continua a leggere…

Una volta compreso questo processo possiamo sfruttarlo a nostro vantaggio perché possiamo prendere consapevolezza delle regole del gioco e cambiare la situazione

Per farlo dobbiamo agire in maniera diversa e fornire delle prove e dei risultati al nostro cervello che creeranno una nuova immagine di sé.

Nel caso di prima sulla matematica il pensiero e l’emozione in un primo momento rimarranno invariati:

Pensiero: odio la matematica.

Emozione: mi sento disperato.

Quello che devi fare è cambiare l’azione.

Azione: oggi studio lo stesso.

Creando un’abitudine positiva.

Abitudine: non mi piace la matematica ma studio lo stesso perchè è importante.

In questo modo ottieni risultati positivi:

Risultato: ho preso 7 al compito.

crei un’immagine positiva di te!

Ecco la tua nuova immagine di te: Se mi impegno ce la faccio.

Che a sua volta influenza pensieri ed emozioni positivamente:

Nuovi pensieri: Tutto sommato la matematica non è così male.

Nuove emozioni: mi sento pronto per questa nuova sfida!

Questo circolo è identico per l’autostima!

Quindi ti invito a mettere per iscritto ogni tassello del circolo (pensieri, emozioni, ecc..) che riguardano la tua situazione e tenerlo lì con te.

Ci servirà quando approfondiremo il quarto ed ultimo pilastro.

Infine un’ultima cosa: Ascoltati.

Questa è forse la cosa che ha cambiato la mia vita più di ogni altra cosa (insieme alle domande).

È importante perchè la comprensione del processo inconscio ci ha permesso di capire come siamo giunti ad avere questa immagine di noi.

Adesso però e necessario fermarsi, ascoltarsi e definirla nel modo piu chiaro possibile.

È un percorso con noi stessi.

Ecco quindi cosa ti suggerisco di fare:

Inizia a dedicare ogni giorno 10 minuti a te stesso ponendoti 3 semplici domande.

  1. Cosa desidero cambiare? (es. vorrei combattere la timidezza, vorrei essere più sciolto con le ragazze, vorrei avere meno ansia quando parlo con gli altri, ecc..)
  2. Cosa mi impedisce di essere sicuro di me? (es. sono basso, non sono attraente, non sono simpatico)
  3. Come desidero essere? (sbizzarrisciti)

Attraverso l’ascolto avrai identificato i tuoi limiti, avrai capito cosa ti impedisce di essere sicuro di te e avrai ben chiaro come desideri essere.

È fondamentale in un primo momento trovare risposte a queste domande.

Prenditi quindi 10 minuti ogni giorno per ascoltarti e capirti.

Successivamente prosegui con il secondo pilastro: L’accettazione.

2 | Accettazione: Accetta te stesso

Io stesso avevo risposto alle domande che ti ho proposto nelle pagine precedenti e 3 mesi dopo mi sono ritrovato con una lista infinita di “desidero cambiare questo, questo, questo”.

Mentre “questo, questo e quest’altro mi impediscono di essere sicuro di me”.

Ed infine “così, così e così è come vorrei essere per essere al pieno delle mie possibilità”.

In linea di massima volevo smettere di confrontarmi con gli altri e sentirmi inferiore, il mio aspetto mi impediva di essere sicuro di me e desideravo essere alto, bello e simpatico per piacere a tutti (già ero un adolescente molto ambizioso ahaha).

La brutta notizia però è che non potevo cambiare volontariamente qualsiasi cosa, soprattutto il mio aspetto..

Voglio essere totalmente sincero con te: Ho sempre avuto un difetto fisico di cui mi sono sempre vergognato tremendamente.

Sto parlando del mio sterno (quella parte del corpo in mezzo alle tettine).

Insicurezza e autostima

Lo so, potresti pensare che non è niente male ed essere addirittura tra quelle persone che lo apprezza, io però non l’ho mai apprezzato.. ero diverso dagli altri e non riuscivo ad accettarlo.

Questo difetto fisico mi ha sempre portato un senso di disagio nel confronto con gli altri.

Ad oggi però se riesco ad apprezzarmi è proprio perchè subito dopo aver realizzato quella lista e creato un’immagine di me che considerava, limiti, paure e desideri mi sono accettato.

Già proprio così.

Il circolo della falsa identificazione mi aveva portato a comprendere che se volevo cambiare l’immagine di me, dovevo agire in modo coerente con la persona che volevo diventare

Ottenendo nuovi risultati e influenzando positivamente questa immagine.

Purtroppo (o per fortuna) però ci sono cose con la quale devi fare i conti e accettarle per come sono:

Il mio sterno era una di quelle.

Non è stato facile ma è stato indispensabile.

Ecco perchè quello che ti consiglio di fare da adesso in poi è dedicare del tempo all’accettazione di te stesso attraverso alcuni esercizi pratici!

Essere il migliore amico di te stesso significa in primis imparare ad accettare l’imperfezione.

Rincorriamo un’ideale di perfezione convinti che una volta raggiunto (mai) saremo finalmente soddisfatti di noi stessi.

Nulla di più illusorio.

“La perfezione è staticità, freddezza, morte. L’imperfezione invece è vita, calore, movimento.”

Tutto in natura cresce e cambia stato grazie ad impercettibili imperfezioni e squilibri a livello atomico.

Impara a vedere l’imperfezione con occhi nuovi, ad accettarla, ad amarla e imparerai ad accettare ed amare te stesso.

In che modo? Beh concediti deliberatamente ogni giorno una piccola azione imperfetta. Che si tratti di lavoro, studio, cura della casa, abituati all’imperfezione.

Metti per iscritto parti del tuo corpo che ritieni imperfette e che non puoi cambiare e accettale così come sono (io ho fatto esattamente così)

Poni la tua attenzione sui tuoi pensieri.

Quando ti confronti con gli altri? Su quali aspetti fai questi paragoni (soldi, corpo, relazioni, etc.)? Che emozioni provi (rabbia, senso di inferiorità e inadeguatezza, demotivazione)?

Ora pronuncia nella tua mente con voce calma e salda questa semplice parola: “Basta”.

Non è un rimprovero e non deve accrescere l’insoddisfazione nei tuoi confronti: È una scelta.

Stai scegliendo di dire basta a questo tipo di pensieri, per lasciare spazio ad altro ovvero ciò per cui sei grato nella tua vita, a ciò che intendi realizzare con le tue forze e la tua determinazione.

Tutto qui.

Osserva i tuoi pensieri, fermali e focalizzati su ciò che vuoi, fregandotene degli altri.

A tal proposito quindi:

Non confrontarti con gli altri.

L’autostima non è essere il migliore ma essere semplicemente migliore di te stesso day by day.

Ricorda inoltre che nessuno sarà migliore di te nell’essere te.

Fai pace con tutto ciò che non puoi cambiare, elimina i vorrei irrealizzabili e accettati per quello che sei.

Ricorda: L’autostima non è un dono è soltanto un approccio corretto alle cose.

Un approccio che ci porta a comprendere noi stessi, ad accettarci per quello che siamo e ad agire coerentemente sulla base di chi siamo e di quello che vogliamo

Quest’ultimo aspetto, in particolare, è proprio quello che esamineremo nel prossimo punto dedicato al pilastro delle decisioni.

3 | Decisione: Decidi chi sei e cosa vuoi essere

Non lo nego, ci ho messo mesi per arrivare a questo step ma i risultati iniziavano ad essere evidenti

A questo punto avevo chiaro pensieriemozioni e risultati che influenzavano l’immagine di me, conoscevo limitipaure e desideri e soprattutto avevo accettato tutto ciò che al di fuori del mio controllo non poteva essere cambiato.

Rimaneva soltanto una cosa da fare: Intraprendere un percorso

Come abbiamo già detto acquisisci autostima dal momento in cui ottieni un loop positivo simile a questo:

Risultati – Nuova immagine di se – Nuovi pensieri – Nuovo loop positivo

Quali risultati puoi raggiungere però se non sai chi sei e dove stai andando?

Te lo dico io: Nessuno.

L’autostima così come l’avere chiaro cosa fare nella vita è strettamente connesso a una conoscenza di noi stessi.

Non esistono soluzioni magiche per conoscere se stessi e come ti ho già raccontato quello che ho fatto è stato semplicemente pormi delle domande e ascoltarmi.

L’autostima è anche e soprattuto comprensione e conoscenza di sé e questo pilastro si aggancia ai punti che abbiamo precedentemente esplorato.

Mesi dopo essermi sottoposto a continui interrogatori personali iniziavo ad avere parecchia autostima, le cose stavano iniziando a cambiare davvero.

Restava ancora una cosa da fare però:

Dovevo agire.

Agire in modo coerente con la persona che ero e che volevo diventare.

Il quarto ed ultimo pilastro viene in nostro soccorso e ci mostra esattamente come farlo.

4 | Azione: Diventa quello che sei

Dopo un anno di duro lavoro introspettivo era ora di diventare la persona che quegli obiettivi su carta mi spronavano ad essere!

E per farlo dovevo agire.

Tiro fuori il mio personale circolo della falsa identificazione che appariva più o meno così:

Pensieri: Ho scarsa considerazione di me.

Emozioni: Mi sento inadeguato.

Azioni: Rimango in silenzio e non mi relaziono con gli altri.

Abitudine: Mi chiudo in me stesso e non parlo con nessuno.

Risultato: Resto solo con i miei dubbi e le mie paure.

Immagine di me: Sono insicuro e non piaccio a nessuno.

E metto in linea le azioni per cambiarlo con il mio obiettivo, ovvero:

Obiettivo: Superare l’insicurezza per riuscire a relazionarmi con gli altri.

Tutto questo ha a che fare con un altro elemento fondamentale: Sto parlando della zona di comfort.

La zona di comfort, ovvero quello che hai sempre fatto fino ad oggi, ti porterà sempre all’interno del circolo della falsa identificazione.

Per uscirne è necessario cambiare azioni con la piena consapevolezza del processo e delle regole del gioco (ovvero di come funziona il circolo).

ChieditiCome mi comporterei se fossi già in possesso dell’autostima che adesso mi manca e che purtroppo mi limita?

Metti per iscritto questa risposta.

Mettere in moto azioni coerenti con la persona che vuoi essere (lo hai stabilito nel terzo pilastro) è il primo passo per uscire dalla zona di comfort, ottenere risultati e creare una nuova immagine di te.

Così inizio ad agire superando un passo alla volta la mia zona di comfort e ottenendo una cosa del genere:

Azioni: Mi sforzo e inizio a relazionarmi con gli altri (all’inizio non la consideravo una cosa da me ma a poco a poco ho preso confidenza con la cosa).

Routine: Inizio ad essere espansivo con gli altri e a poco a poco inizio ad aprirmi.

Risultato: Sono socievole, gli altri (non tutti ma qualcuno) mi apprezzano per quello che sono.

Immagine di me: Sono simpatico e socievole (come desideravo essere da anni).

L’azione ha generato in me nuovi pensieri e a poco a poco sono diventato la persona che sono oggi.

Azione dopo azione, risultato dopo risultato.

Il 7 ottobre 2013 mi siedo faccia a faccia con me stesso e la mia insicurezza e decido di reagire.

Un anno e 57 giorni dopo (scherzo non li ho contati davvero), quegli obiettivi scritti su carta erano diventati parte di me.

Non c’è alcun segreto, solo il desiderio e la voglia di lottare per mettere in discussione me stesso.

Per combattere contro la mia stessa percezione delle cose e decidere quale punto di vista far prevalere.

Chissà se potessero parlarsi il mio me quindicenne e il mio me ventunenne cosa si direbbero.

Chi dei due ha ragione io non lo so, entrambi hanno punti di vista abbastanza validi.

Lui aveva le sue ragioni per essere insicuro ed io le mie per voler cambiare, ma una cosa è certa: il mio me quindicenne insicuro ha insegnato al mio me ventunenne ad apprezzarsi.

Ed il mio me ventunenne ha imparato la lezione.

Eccoci giunti al termine di questo mastodontica sezione.

Abbiamo analizzato la scienza dell’autostima per comprendere come sviluppare più sicurezza di sé e non farsi assoggettare dai propri stessi limiti.

I concetti contenuti in questo punto accelereranno sicuramente il tuo percorso fornendoti un valido alleato, ci tengo però a sottolineare che la complessità di questi concetti esige di essere esplorata ed applicata più e più volte.

Per questo ti invito a conservare con te questa guida e analizzarla diverse volte per cogliere sempre più elementi che in questo momento fatichi ad assimilare.

Nel prossimo punto cercherò di fare un grande RECAP di tutto per destrutturare una volta per tutte la grande falla del sistema, dare un volto al caos e fornire un antidoto.

Seguimi in queste ultime righe.

Salvatore Olivieri e analizza il dna del caos

Destrutturiamo la falla del sistema

“Educare non significa riempire le menti con qualcosa ad esso estraneo, ma si traduce nell’attivare quel fuoco interiore presente in ogni uomo.”Roberto Assagioli

Il caos è una condizione dell’esistenza umana e quando prende piede nelle nostre vite tutto appare problematico, la razionalità è messa a tacere, il disordine è sovrano.

Ma da dove ha realmente origine? E come si crea?

Ho cercato di rispondere a questa domanda qualche anno fa:

Ero passato da semplici idee imprenditoriali intangibili al voler portare in essere un progetto di condivisione e divulgazione.

Avevo finalmente una strada da seguire, un percorso ben preciso di fronte a me, pronto per essere finalmente attraversato, eppure il caos era ancora lì con me.

Il disordine continuava ad assillarmi.

Per annientarlo ho dovuto esplorarlo in profondità e coglierne la vera essenza:

È così che ho delineato la sua origine.

Il caos è espressione di incoerenza: L’ultimo elemento che stiamo per esplorare adesso.

Prova a pensarci per un attimo:

La maggior parte delle volte sappiamo esattamente quello che vogliamo, abbiamo sognidesideriobiettivi.

Ma le nostre azioni non sono del tutto coerenti con il loro raggiungimento.

È questo che da origine al caos.

In questi casi, facendo appello alla complementarità, l’unica cosa che possiamo fare è essere coerenti.

Perchè la coerenza è l’unico mezzo per trasformare il caos in possibilità e per farlo occorre servirsi del principio di coerenza ovvero l’allineamento tra obiettividesideri e azioni.

Lo schema di semplificazione che trovi qui sotto desidera aiutarti a comprendere proprio questo.

Salvatore Olivieri e il principio di coerenza

Facciamo qualche esempio pratico.

Desiderio: Diventare un campione di scacchi.

Obiettivo: Vincere il campionato 2020 di scacchi

Azioni: Ogni giorno gioco 5 partite a scacchi e devo vincerne almeno 3

In questo caso le tue azioni sono coerenti con il raggiungimento dei tuoi obiettivi e con il concretizzarsi del tuo sogno.

Desiderio: Diventare una persona più disciplinata.

Obiettivo: Utilizzare i social network solo 10 minuti al giorno.

Azioni: Utilizzo i social network più dei tempi che ho prestabilito

In questo caso le tue azioni non sono coerenti con il raggiungimento dei tuoi obiettivi e con il concretizzarsi del tuo sogno.

Tutto tenderà al caos, al disordine e alla disgregazione: Queste sono le immutabili leggi dell’entropia.

In questo contesto l’unica cosa alla quale possiamo fare appello è la coerenza:

L’allineamento tra obiettividesideri e azioni.

L’allineamento tra ciò che siamo e ciò che vogliamo essere.

La praticità e la semplicità di queste parole sono direttamente proporzionali all’efficacia che può donarti la sua applicabilità.

Ti invito realmente ad utilizzare questa schematizzazione per creare coerenza in ogni aspetto della tua vita per debellare la confusione e il dubbio ed abbattere i labirinti esistenziali.

Salvatore Olivieri e analizza il dna del caos

Abbiamo finalmente dato un volto al caos delineandolo nella sua essenza e nella sua complessità.

Abbiamo destrutturato tutti gli elementi che ci portano inevitabilmente verso l’inconsapevolezza, ci trasportano in balia dell’ignoto facendoci vivere senza una meta e abbiamo anche creando una schematizzazione del caos.

A presto,

Salvatore.

CREDITS: la foto di copertina di questo articolo è "La creazione"