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Autoanalisi: Il mio metodo per conoscere sé stessi in 4 step


Come si inizia un percorso di tipo introspettivo? Come diavolo si impara a guardarsi dentro, capirsi, ascoltarsi?

Nell’articolo di oggi risponderò a queste domande consegnando nelle tue mani l’intero metodo che utilizzo per auto-analizzarmi!

Sei pronto? Si comincia!

A cosa serve fare un percorso introspettivo?

Allora se capiamo questo, capiremo anche perchè vale la pena sbattersi tanto — facendosi 58482920 domande al giorno — per conoscersi.

Serve (principalmente) per due motivi:

  1. Avere meno ansia, preoccupazione e stress per il futuro. Guardarsi dentro ci fa smettere di pensare di star sprecando la nostra vita perché iniziamo ad ascoltare, capire e sentire cosa realmente vogliamo.
  2. Avere più tranquillità, calma e serenità con i nostri amici, parenti e soprattutto con noi stessi. Si, questo e proprio uno degli effetti collaterali (chiamiamolo cosi dai) dell'introspezione. Ci dona più entusiasmo, voglia e desiderio di vivere la nostra vita pienamente perche ci sentiamo connessi alla parte piu vera di noi.

Non solo!

Nel lungo termine tutto questo ti porta anche ad individuare un percorso di studi e dunque un lavoro che siano la più ampia espressione di te e che non ti facciano avere rimpianti in futuro.

Che valore può avere tutto questo?

Per me l’introspezione è veramente un super potere.

Come possiamo iniziare ad esplorare il nostro mondo interiore?

Come si inizia un percorso introspettivo?

Io ogni giorno, praticando la meditazione e la scrittura introspettiva, cerco di ritagliarmi un momento per osservarmi attraverso un punto di vista esterno e sviluppare lucidità ed oggettività.

Oppure cerco di collocarmi in alcuni contesti specifici (vita lavorativa, vita familiare, vita comunitaria) e cerco di osservare come reagisco a determinati input.

Analizzo le mie credenze, i miei pensieri e le mie emozioni, cerco di risalire ad un causa-effetto che mi ha reso ciò che sono oggi.

Non mi limito a vivere ciò che sento.. chiedo a queste sensazioni di comunicarmi sempre più cose su me stesso.

Si tratta di rendere conscio l’inconscio e le cose più importanti da tenere a mente (e che cerco di trasmettere moltissimo in questo blog) sono:

  • Interrogarsi costantemente
  • Mettersi in discussione con umiltà e apertura mentale
  • Praticare ascolto verso sé stessi in momenti di vuoto e lucidità
  • Allontanarsi dalle idee di giusto e sbagliato e approcciarsi con accettazione verso ciò che sentiamo.

Negli episodi della newsletter puoi trovare diversi dietro le quinte dei miei momenti di auto-analisi, ti consigli di dargli un’occhiata per avere esempi pratici e tangibilità.

Non è tutto!

Nel tempo ho messo a punto un mio personale metodo di autoanalisi e, nelle righe che seguono, ti racconterò esattamente come è nato e come puoi utilizzarlo (step by step) per conoscere te stesso.

Il mercato e la natura biologica umana

Uno dei più grandi assiomi legati al mondo della crescita personale riguarda il fatto che dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra vita, punto.

È il primo e più grande principio per cambiare la nostra vita.

I motivi sono molteplici ed oggi voglio esplorarne uno insieme a te (a tratti contro intuitivo) legato alle nostre abitudini di acquisto.

Hai mai pensato che le più grandi rivoluzioni sociali possono essere fatte intervenendo e controllando le cose che compriamo quotidianamente?

Pensaci.

Il mercato non è altro che l’incontro tra la domanda e l’offerta.

Se la razza umana smettesse di volere sigarette, smetteremmo di produrle e, allo stesso modo, più la richiesta aumenta, più aumenta la produzione.

Il mondo muterà a nostra immagine e somiglianza se in massa cambieremo le domande (tema ricorrente nel mio blog) che poniamo ad esso.

Altroché diritto di voto, questo è il nostro vero potere.

Ricorda: Prodotti che compri, futuro che crei.

Dopo questo assioma di partenza legato al senso di responsabilità possiamo parlare di antropologia.

Perché antropologia e cosa ha realmente a che fare con gli investimenti?

Lascia che ti spieghi.

L'antropologia è una branca scientifica che studia l'essere umano sotto diverse prospettive (sociale, culturale, morfologica, psicoevolutiva, sociologica, artistico-espressiva, filosofico-religiosa), indagando i suoi vari comportamenti all'interno della società.

Poiché l’atteggiamento di ognuno di noi influenza la domanda e l’offerta, studiando riusciremo a comprendere cosa influenza l’economia ed i mercati.

Ma che cos’è il mercato? Diamo una definizione anche a questo.

Il mercato è l’espressione della natura biologica umana dove (come dicevamo) la domanda (i bisogni delle persone) influenza l’offerta (i prodotti e servizi che vengono erogati e che di conseguenza consumiamo).

Quando con un prodotto si prova a rispondere alle esigenze delle persone si va a colmare il divario che esiste nella mente delle persone.

Il divario tra una situazione attuale e una situazione attuale.

Ma cos’ha a che vedere tutto discorso con te e con il metodo introspettivo che utilizzo?

Vedi iniziando a capire perchè la gente compra e in che modo funziona la psicologia umana del bisogno e del desiderio ho iniziato a capire molto anche su me stesso.

Il metodo di auto-indagine che utilizzo fa leva sui principi della domanda e dell’offerta e sulla scissione che si crea dentro ognuno di noi.

Di quale scissione sto parlando?

Continua a leggere.

Il modello dei due emisferi: Una metodologia pratica di auto-analisi

Questa metodologia si chiama modello dei due emisferi e prende il nome dal divario che esiste tra una situazione attuale (emisfero 1) e una situazione desiderata (emisfero 2)

Salvatore Olivieri e il modello dei due emisferi

Questa è la scissione di cui parlavo qualche riga più su.

Una volta capito questo, procedo esattamente in questo modo:

(Stai per leggere un tutorial di auto-analisi, penso sia il primo attualmente presente in circolazione, che figata!)

1 | Analizza la situazione attuale

Stai facendo esperienza di una situazione di sconforto ipotetica.

Per indagare quello che stai vivendo faremo affidamento sulle tue emozioni e sulle cause del tuo malessere.

Chiediti:

  • Come mi sento?
  • Qual è la causa del mio malessere?

Cerca di essere il più specifico possibile.

Se in questo momento non ne conosci la causa stai a contatto con il dolore, resta in ascolto, in realtà conosci già qual è il problema, soltanto che non ne sei consapevole.

So che è difficile ma è quanto di più prezioso tu possa fare per la tua crescita interiore, adesso ti spiego il perchè, dai un’occhiata:

Salvatore Olivieri e l'elogio della sofferenza

Salvatore Olivieri e l'elogio della sofferenza

Ci troviamo di fronte a un’epidemia psicologica, in cui la gente non è più consapevole che, a volte, va bene stare male.

Con il progredire della tecnologia, nella nostra società il livello degli agi materiali è aumentato per molta gente, ed è stato proprio questo benessere a cambiare radicalmente la nostra percezione delle cose.

Quando diventa meno visibile, la sofferenza non è più considerata parte della basilare realtà umana, ma appare un’anomalia, l’indice di un grave errore di percorso, il segno del “fallimento” di un sistema, una violazione del nostro diritto inalienabile alla felicità.

Certo, il desiderio di liberarsi dal dolore è l’obiettivo legittimo degli essere umani, l’ovvio corollario dell’aspirazione alla felicità.

È quindi giustissimo che cerchiamo le cause della nostra insoddisfazione e che ci sforziamo di alleviare i problemi cercando soluzione a tutti i livelli: globale, sociale, familiare, individuale.

Ma finché considereremo la sofferenza qualcosa di innaturale, una condizione da temere, evitare e rifiutare non elimineremo mai le sue cause e non riusciremo mai a vivere una vita felice.

Per questo motivo mi concedo alla sofferenza. Mi permetto di sentire. Guardo in faccia i miei demoni. Li osservo, non li combatto, lascio che siano e mi lascio andare.

Va bene non voler controllare sempre tutto quanto. Va bene sentire anche emozioni forti che talvolta tolgono il fiato.

Perché? Perché non esistono emozioni positive è negative.

C’è solo da essere, solo da vivere.

2 | Analizza la situazione futura ideale

Hai esplorato le tue emozioni e conosci la causa del tuo malessere.

Adesso immagina la situazione futura ideale che metterà fine al tuo stato d’animo attuale.

  • Come immagini la situazione futura ideale che porrà rimedio al tuo problema?

3 | Faccia a faccia con l’oblio

Cosa ti impedisce di raggiungere la situazione ideale?

A questo punto dobbiamo scegliere quali di questi elementi aggiungere al nostro focus (alla nostra attenzione) per migliorarli e quali eliminare perchè fuori dal nostro controllo.

Facciamo alcuni esempi.

Esempio 1

Situazione Attuale: Non so cosa voglio fare nella vita.

Situazione Desiderata: Conosco me stesso e ho la piena consapevolezza di quello che è il mio percorso.

Impedimenti:

  • Sotto il tuo controllo: Non conosco me stesso e le mie emozioni mi impediscono di reagire e rimango inerme di fronte alle leggi del caos.
  • Fuori dal tuo controllo: La scuola non mi ha insegnato come trovare un percorso adatto a me e il mondo del lavoro cambia alla velocità della luce ed io non riesco a collocarmi all’interno di un percorso

Esempio 2

Situazione Attuale: Vivo nell’ansia perchè ho paura di fare scelte sbagliate sul mio futuro.

Situazione Desiderata: Conosco me stesso, so quello che voglio e riesco a prendere decisioni coerenti con i miei obiettivi.

Impedimenti:

  • Sotto il tuo controllo: Non conosco me stesso e lascio alla mia parte incoerente il timone della mia vita.
  • Fuori dal tuo controllo: Il mondo è in continua evoluzione e i miei genitori non mi hanno mai insegnato come prendere decisioni efficaci.

Esempio 3

Situazione Attuale: Faccio un lavoro che mi ingabbia, mi soffoca e non mi appassiona

Situazione Desiderata: Conosco me stesso e decido come voglio vivere il mio stile di vita e lascio che sia il lavoro ad adattarcisi seguendo le mie sole passioni.

Impedimenti:

  • Sotto il tuo controllo: Non conosco me stesso e lascio che sia il lavoro a decidere il mio stile di vita e non viceversa.
  • Fuori dal tuo controllo: C’è crisi, il mondo è difficile, ho paura e a scuola non mi hanno mai educato alla ricerca di un lavoro che sia la mia più grande passione.

4 | Applica la formula di semplificazione

Tutto tenderà al disordine ma tu dovrai comunque creare ordine, per questo motivo applicheremo la formula di semplificazione:

Mi sento SITUAZIONE ATTUALE a causa di CAUSA e mi piacerebbe raggiungere SITUAZIONE IDEALE FUTURA ma IMPEDIMENTI SOTTO IL MIO CONTROLLO non me lo permettono.

Molti vivono in mezzo alla coltre, soffocati dalle leggi del caos.

Questa metodologia che utilizzo aveva proprio come obiettivo quello di fornirti un antidoto.

Infatti ti ha permesso di analizzarti attraverso il modello dei due emisferi e di decodificare il divario che esiste tra la tua situazione attuale e quella che desideri, aiutandoti a capire come colmare questo vuoto.

Spero porterai quotidianamente con te questo strumento di indagine introspettiva, per me è essenziale.

Non sempre però è così semplice, schematico e metodico guardarsi dentro.

Talvolta è necessario fluire e conciliare le proprie ombre permettendosi di sentire.

Se sei arrivato fin qui stai per imparare esattamente come farlo prendendo parte ad uno dei miei processi introspettivi abituali.

Conciliare le proprie ombre con amore, accettazione e ascolto

Sono le 10:03, lo psicologo mi invita ad entrare.

Sorrido e lo seguo.

“Solita stanza?” Chiedo. Annuisce.

Entro, mi siedo, fa lo stesso e poi: Silenzio.

Sono in imbarazzo, perchè nessuno parla? Perché nessuno proferisce parola?

Mi sento assalire da un senso di disagio e inizio a chiedermi se sto facendo qualcosa di male.. dovrei parlare? Cosa potrei dire? Accuso me stesso per non essere preparato.

Sono seduto lì dentro da poco più di 120 secondi e ho già visto in azione alcuni condizionamenti della mia mente, semplicemente stando seduto in silenzio in una stanza con una persona che non conosco.. Che figata!

Dopo 180 secondi decido di rompere il silenzio e, con un po’ di timore, chiedo: “Devo parlare a ruota libera io vero?”

Con un tono di voce freddo e distaccato mi da del “Lei” e pronuncia le seguenti parole: “Si ricorda quanto le ho detto l’ultima volta?”

Sono passati più di 3 mesi, è la mia prima vera seduta dopo i primi 4 colloqui conoscitivi. La risposta è affermativa: Mi ricordo le regole che mi aveva illustrato.

Da adesso lui sarò una figura imparziale che mi ascolterà senza interferire con i miei monologhi. Dovrò proferire parola sviscerando tutto quello che mi passa per la testa.

Sembra interessante, però cazzo mi aspettavo almeno un inizio un minimo più accogliente, tendenzialmente non entro in una stanza con uno sconosciuto iniziando a fare il logorroico.

Beh c’è sempre una prima volta.

Rispondo in modo affermativo alla sua domanda e parlo proprio dell’imbarazzo che ho provato pochi secondi prima, alternando momenti di risate per alleggerire l’accaduto e rispetto per il mio stato d’animo.

In quel momento si crea una sorta di processo alchemico, un cambiamento biochimico interiore. Il disagio che ho provato si mischia alla genuinità che io stesso ho evocato con le mie risate e con il mio modo di fare leggero e spensierato.

Ho comunicato a me stesso: “È vero ero un po’ in imbarazzo, lo rispetto, lo accetto e ora mi faccio anche una piccola risata, in fondo che problema c’è”.

Lui non dice niente, resta impassibile.

Ha reale interesse per quello che sto dicendo? Me lo sono chiesto spesso durante i monologhi che ho portato in essere durante quei 48 minuti.

Pensandoci poi ho capito che è una domanda sbagliata e poco efficace in partenza. Perché? Beh ragioniamo.

Perché sono lì? Per chi sto realmente parlando? Per lui? O per me stesso?

Per me stesso. Bene.

E a cosa serve parlare per me stesso in un ambiente imparziale dove non ricevo alcun consiglio, nessuna reazione di alcun tipo, se non qualche cenno tipo “mmm”? A cosa diavolo serve?

Questa è una domanda che ha fottutamente senso! Bravo Salvatore per averla formulata (auto-cinque!)

Ecco la risposta: Serve dannatamente tanto!

Quando parli lasciando fluire senza filtri, vincoli o costrizioni dai voce al tuo potenziale inespresso, lasci spazio alle tue ombre e ai tuoi demoni affinché siano. Semplicemente siano.

Vedi molto spesso iniziamo a nascondere tutto ciò che è ritenuto cattivo o immorale dalla società, tutto ciò che è disapprovato dalla nostra famiglia o dai nostri pari, tutti i tratti che quando espressi inizialmente erano ridicolizzati, evitati o sottoposti a punizione.

Carl Jung definiva queste cose il nostro lato oscuro inconscio.

Sempre secondo il buon Carl l'obiettivo corretto di un individuo è la completezza, non la perfezione.

Il percorso verso un personaggio più grande, verso un approccio più efficace alla vita, sta nell'integrare quegli elementi della nostra psiche che per troppo tempo sono stati repressi e negati.

Parlare e lasciare riecheggiare il silenzio ti da modo di fare tutto questo poiché puoi reagire con accettazione, puoi conciliare con amore queste parti di te che hai ripudiato e puoi ascoltare l’eco di quello che stai dicendo.

Un po’ come ho fatto io ascoltando il giudizio nei confronti di me stesso dopo neanche due minuti che ero seduto in quella stanza.

Oggi voglio invitarti a seguire uno dei miei processi di autoanalisi.

Nel video che segue vedrai esattamente come sviscero delle parti di me da tutto quello che dico e otterrai degli strumenti pratici per riuscire a fare lo stesso.

Buona introspezione.

Salvatore.

P.S: Se questo articolo ti è stato utile ti andrebbe di condividerlo con qualcuno a cui pensi possa essere d’aiuto?

La cosa mi renderebbe entusiasta

CREDITS: La foto di copertina di questo articolo è Calunnia